Le carte processuali della dinasty di Quirra raccontano: «Mia madre era stesa sul letto, con una lista di quadri. E diceva: gli Chagall comprati da vostro padre, uno a te, l'altro a Camilla. Léger, a Cristiana. Van Gogh, Gauguin, Cézanne, Renoir, a Camilla ». Valore dei quadri 445 milioni di dollari.

Chi vuota il sacco davanti ai giudici della Royal Court di Jersey è Cristiana Crociani, una delle due figlie della coppia miliardaria nata dal matrimonio dell'attrice Edy Vessel e di Camillo Crociani, padre padrone della Vitrociset, l'impero militare privato che da sempre governa le basi militari della Sardegna, Quirra prima di tutte.

I personaggi della storia

Lei, l'attrice dedita al commercio delle armi, è madre e matriarca, bella e affascinante, sobria quanto basta per edificare un vero e proprio impero di relazioni militari e politiche d'altri tempi, roba da far invidia al marito. Un castello di armi e affari degno dell'Innominato, quel Camillo Crociani protagonista indiscusso di uno dei più grandi scandali di corruzione al mondo: il caso Lockheed. In Italia, l'acquisto degli aerei C 130 dalla società americana travolge la politica e il mondo militare. Per la prima volta nella storia repubblicana a dover decidere pene e carcere è la Corte Costituzionale. Ministri, presidenti del Consiglio, devono rispondere di corruzione, sino alle dimissioni del capo dello Stato Giovanni Leone, risultato poi estraneo all'affare.

Il nome più pesante con i ministri dell'epoca è sicuramente quello di Camillo Crociani, presidente della potentissima Finmeccanica, l'industria bellica di Stato ma soprattutto della Ciset, poi Vitrociset, la sua personalissima cassaforte militare, quella che in Sardegna ha fatto soldi a palate. È lui, attraverso un castello societario, a incassare dalla Lockheed la tangente da 140 milioni di lire di allora (600mila euro di oggi) destinata al capo di stato maggiore della difesa di allora. L'Alta Corte lo condanna a 2 anni e 4 mesi di carcere. Poche ore prima dell'arresto, un elicottero privato lo preleva dalla sua villa di San Felice Circeo e lo porta in Svizzera. Solo dopo raggiungerà il Messico dove morirà qualche anno dopo. Due mesi prima del decesso firma il testamento: la società di casa in Sardegna, la Vitrociset, spetterà alla sua seconda moglie e alle sue due figlie, Camilla e Cristiana.

L'impero nell'Isola

In Sardegna l'impero Crociani cresce a dismisura. A Quirra non c'è foglia che si muova senza il via libera del casato. A Teulada gli affidano a trattativa privata e diretta la costruzione per quasi 20 milioni di euro di due villaggi islamici per la simulazione elettronica della guerra. A Capo Frasca gli fanno fare milionari sbancamenti di terra per fantomatiche bonifiche e nel contempo gli fanno gestire le triangolazioni di guerra sulla testa dell'Isola.

A novembre del 2017 si aprono i forzieri di Appleby, una società legale delle Bermuda, con i segreti finanziari di mezzo mondo. Spunta una società anonima con sede nel paradiso fiscale di Curaçao: valore nominale un dollaro. Peccato che nella sua perversa dinamica societaria annoveri proprio l'impero che governa le basi militari in Sardegna: la Vitrociset.

Nascosto nei paradisi gli investigatori scovano un miliardo di euro riconducibile alla famiglia Crociani. Un vortice di denaro generato come slot-machine soprattutto nell'isola di Sardegna.

Il passaggio cruciale per far sparire quote e denari è siglato il 31 ottobre del 2011 nella blindatissima city finanziaria del Lussemburgo. A fare l'operazione, come si vede dai documenti inediti che pubblichiamo, è Camilla Crociani, la figlia prediletta di Edy Vessel, che diventa proprietaria assoluta del regno militare. Con un colpo solo trasferisce il capitale della sua personalissima Allimac (Camilla al contrario) alla società appena sorta nei paradisi di Curaçao che diventa la capo holding dell'impero Crociani nell'isola dei nuraghi. Scoppia il finimondo: Vitrociset, infatti, non controlla solo le basi militari della Sardegna, con il quartier generale a Quirra e San Lorenzo, ma ha orecchie e occhi dentro i più delicati apparati di sicurezza e difesa dello Stato. Le domande rimbalzano dal Parlamento ai Servizi segreti. Da dove arrivano tutti quei soldi? Di chi sono? E chi c'è dietro quelle operazioni?

Corruzione e armi

La risposta la può dare solo il figlio di Camillo Crociani, Claudio, l'unico che detiene i segreti di una dinastia nata e cresciuta tra armi e affari.

È lui che svela l'arcano sistema che da sempre condiziona il rapporto tra lo Stato e l'industria delle armi. Rigetta con sdegno l'accusa di un padre corrotto e rintuzza: mio padre è il corruttore! Il riferimento è allo scandalo Lockheed, quello che fece tremare il mondo militare e politico di mezzo mondo negli anni '70. A chi gli chiede a chi andassero le mazzette che elargiva suo padre non ci pensa due volte e risponde: «Al mondo delle forze armate». Chiamato a rispondere sulla montagna di soldi accumulati dal padre, Claudio Crociani non ha dubbi: «I soldi, mio padre, li ha fatti con Vitrociset, la macchina da soldi era quella».

Soldi di Stato, molti generati da appalti milionari affidati a trattativa privata, anzi privatissima. Vitrociset vende e gestisce tecnologia militare e spaziale. Lo Stato, quello italiano, compra di tutto. Il poligono di Quirra è praticamente della Vitrociset, San Lorenzo, sul fronte mare, base di lanci di ogni genere, è da sempre la casa operativa della famiglia Crociani. Case senza porte, quelle dello Stato e della Vitrociset. Per passare da una stanza all'altra non devono bussare. Convivono. In un batter d'occhio da generali diventano, come se niente fosse, amministratori delegati.

Il perverso intreccio tra affari privati, armi e militari in Sardegna, a Quirra, come nel resto del sistema italiano è segnato da un lungo elenco di generali, ai massimi livelli dello Stato, che poco prima o poco dopo la pensione hanno dismesso la divisa per indossare il doppiopetto dei manager privati.

Generali manager

Non è un caso che il numero uno della difesa italiana, il potentissimo capo di Stato Maggiore della Difesa, il generale Mario Arpino, qualche mese dopo le sue dimissioni da vertice assoluto della Difesa italiana, il 31 marzo del 2001, diventa nientepopodimeno che presidente operativo proprio della Vitrociset, il padrone privato di Quirra. In Sardegna, per undici anni sarà di casa. Ma non sarà il solo. Il connubio generali, capi di Stato maggiore e industria bellica privata è indissolubile e infinito. È il caso del Capo di Stato maggiore dell'Esercito, il generale Giulio Fraticelli, in carica da luglio 2003 sino al 2005. La Sardegna e Quirra in quegli anni vengono ancora devastate dai Milan, i missili anticarro subsonici filoguidati con contenuto di torio radioattivo. L'Esercito italiano ne acquista migliaia da Oto Melara, si parla di 714 lanciatori e ben 17.163 missili. Nel solo periodo di Fraticelli il ministero della Difesa compra altri 807 missili Milan. Otto mesi dopo la scadenza del suo mandato ai vertici dell'Esercito, Fraticelli diventa di punto in bianco presidente della società Oto Melara, la produttrice in Italia proprio del missile Milan.

A Quirra sono stati lanciati non meno di 1.187 missili anticarro Milan. Scrive l'Agenzia regionale dell'ambiente: missili che avevano nebulizzato e disperso nel terreno consistenti quantitativi di torio radioattivo. Lo stesso torio trovato nelle ossa dei pastori morti di tumore dopo una vita trascorsa a mungere e respirare quell'aria tradita dai missili di Stato.

L'indagine e il processo

L'inchiesta svela il giro di denaro dentro il poligono di Quirra. Società da tutto il mondo che affittavano la servitù sarda per testare armamenti. Dalla Mdba - Missil Sistem - italiana, francese, tedesca e inglese alla Europaams sas francese.

Un magistrato scomodo come Domenico Fiordalisi, irruento ma determinato, per la prima volta nella storia ha messo sotto accusa un sistema perverso di legami e intrecci tra i poteri dello Stato, le industrie belliche e il mondo militare. Prima gli hanno decapitato l'inchiesta con la prescrizione, poi lo hanno trasferito. Il capo della squadra mobile, Fabrizio Mustaro, ha lasciato Nuoro, spedito nella Sicilia di trincea. La famiglia Crociani, nel frattempo, lo scorso anno ha venduto Vitrociset a Leonardo, praticamente allo Stato, incassando una montagna di soldi pubblici.

Le famiglie dei pastori morti, le vedove dei militari e dei civili caduti sotto il torio di Stato si sono costituite parte civile nel processo che resiste a Lanusei, lo stesso hanno fatto tutti i Comuni della zona. Una giovane magistrata monocratica, Nicole Serra, ha sulle sue spalle il macigno di un giudizio imponente. Da una parte il Ministero della Difesa che ha devastato questa porzione di Sardegna, e dall'altra la giustizia, quella per l'ambiente e le troppe vittime di questo misfatto di Stato. Dopo la pandemia riprenderanno le udienze alla ricerca della giustizia sul caso Quirra.

Mauro Pili

(giornalista)
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