Veneranda e Sor Taddeo frequentano la sua terrazza da anni. "In questi animali vedo la grandezza di Dio, quando aprono le loro ali sono di una maestosità e grazia impareggiabili". Gabriella Colomo è una dolcissima signora un po' in là con gli anni che ama definirsi una "gabbianara".

Da tempo sfama infatti i gabbiani che tutte le sere si danno appuntamento sul solaio del suo B&B, nel largo Carlo Felice. "Vengono anche tanti piccioni - sorride - che a me fanno pena perché non li vuole nessuno. Poi però pulisco tutto, mi costa fatica ma lo faccio volentieri".

IL DIVIETO - Il problema è che Gabriella probabilmente non sa di infrangere ogni volta il regolamento comunale che, all'articolo 9, fa espresso divieto "di dare da mangiare a tutte le specie di animali che vivono liberi sul territorio".

E come lei, forse non lo sanno neanche i tanti cittadini, spesso anziani, che continuano a lasciare gli avanzi del pranzo sulla strada per cani, gatti e volatili vari. Alimentando il randagismo e le situazioni di degrado igienico-sanitario.

LE COLONIE FELINE - Un divieto che ammette una sola eccezione: le colonie feline, a patto però che siano registrate. In città sono 168 quelle regolari censite dall'Assl, ma ne esistono molte "abusive" tanto che il numero sfiorerebbe i 300 con oltre 3.000 gatti che - così dice la legge - sono tutti di proprietà comunale.

"Noi però non diamo alcuna autorizzazione - avverte Carla Cortis, del servizio Igiene urbana veterinaria dell'Assl -, chiunque può infatti dichiarare di voler gestire una colonia felina semplicemente inviandoci il modulo previsto. Tocca al Comune eseguire le verifiche richieste, dopodiché noi ci occupiamo di sterilizzare e microchippare gli esemplari che vengono registrati nella banca dati. Se il sistema funziona? Negli ultimi mesi siamo andati a rilento ma solo perché dobbiamo gestire anche l'emergenza cani randagi, che sta assumendo proporzioni preoccupanti".

DEGRADO - Georgia Toreno, di professione restauratrice, per un po' si è occupata di una delle tante colonie feline di Bonaria.

"Tra i problemi - spiega - c'è anche il diverso approccio tra vecchie e nuove generazioni di gattare. Le prime spesso sono infatti restie a far sterilizzare gli animali e si limitano a dare da mangiare senza poi pulire come prevede la legge. Così nascono tensioni coi vicini perché nei pressi di alcune colonie il fetore è davvero insopportabile".

"Col risultato che i gatti spariscono o vengono avvelenati". Maurizio Manduchi, comandante delle guardie zoofile Oipa, aggiunge: "Il Comune organizza anche dei corsi di formazione per ottenere il patentino di gattaio, ma per gestire una colonia è sufficiente compilare il modulo e inviarlo alla Assl che dovrebbe poi provvedere a sterilizzare gli animali. Spesso però questo non succede e così ci troviamo di fronte a tante situazioni fuori controllo. Cosa serve? Formazione e informazione, iniziando dalle scuole".

RISCHI PER LA SALUTE - E si badi: non è solo una questione di decoro urbano, perché quando la situazione degenera aumenta il rischio per la salute umana.

"Cani, gatti, roditori e uccelli possono essere vettori di infezioni anche gravi - spiega Sandro Piga, responsabile del reparto di Malattie infettive del Santissima Trinità -. Il cane, oltre al rischio-zecche, può trasmettere l'echinococcosi e la lesmaniosi, il gatto la toxoplasmosi, la tigna e la malattia del graffio, mentre piccioni e gabbiani sono veicoli di malattie tipiche come l'ornitosi e la psittacosi e possono diventare persino serbatoi per la febbre del Nilo. Per questo è fondamentale seguire precauzioni igienico-sanitarie adeguate, sia in casa che nei luoghi pubblici".

Precauzioni di cui ad esempio non c'è traccia - ma è solo uno dei tanti casi - in piazza San Cosimo, dimora abituale di una nutrita colonia di gatti, dove l'olezzo di feci, urina e resti di cibo in putrefazione si sente a decine di metri di distanza.

Massimo Ledda

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