I mari italiani sempre più inquinati. E il triste primato in termini di oggetti rinvenuti sui fondali colloca la Sardegna al secondo posto della classifica nazionale, subito alle spalle della Sicilia.

Nei mari dell'Isola sono 403 gli oggetti rinvenuti nella totalità delle 99 cale per un peso totale di 86,55 kg.

A rivelarlo le attività condotte dall'Ispra e dal Sistema per la protezione dell'Ambiente (Snpa) e presentate oggi a Roma in un incontro sul tema "Un quadro di plastica. I rifiuti e le plastiche in mare".

In Italia, la situazione varia da area ad area e in base alle zone monitorate: nei fondali rocciosi, dai 20 ai 500 m di profondità, le concentrazioni più alte di rifiuti sul fondo si rilevano nel Mar Ligure (1500 oggetti per ogni ettaro), nel golfo di Napoli (1200 oggetti per ogni ettaro) e lungo le coste siciliane (900 oggetti per ogni ettaro). E la situazione non migliora salendo in superfice: le quantità di macroplastiche rinvenute raggiungono una densità media che oscilla all'incirca tra i 2 e i 5 oggetti flottanti per kmq, mentre la densità media delle microplastiche, ossia particelle più piccole di 5 mm, è compresa tra 93mila e 204mila microparticelle per kmq.

Quello dei rifiuti marini è tuttavia un problema che supera anche i confini nazionali, come dimostrano i risultati ottenuti dall'analisi dei rifiuti ingeriti dalla tartaruga marina Caretta caretta e rilevati dal progetto europeo Indicit condotto dal 2017 al 2019. Su 1406 tartarughe analizzate (458 vive e 948 morte), il 63% presentava plastica ingerita e quasi il 58% degli esemplari vivi di Caretta caretta aveva plastica nelle feci. I valori riscontrati in Italia non si discostano da quelli rilevati nell'Atlantico (70,91%) e nel Mediterraneo (61,95%).

(Unioneonline/v.l.)
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