Sono 113mila le famiglie che vivono in condizioni di povertà senza riuscire mantenere uno standard di vita medio. Sono i numeri che arrivano dal rapporto Caritas 2023, presentato oggi nella sala “Giorgio Pisano” de L’unione Sarda a Cagliari, su povertà ed esclusione sociale relativo allo scorso anno.

La Caritas nella sua analisi racconta quella che è la realtà economica e sociale dell’Isola grazie all’operato che sul territorio svolgono i centri di ascolto diocesani.

«Il grande lavoro di raccolta e analisi dei dati raccolti – ha ribadito Don Marco Statzu delegato regionale Caritas a margine dell’incontro - restituisce un quadro complesso di criticità che meritano una speciale attenzione da parte della comunità cristiana e da parte della politica, alla quale non vogliamo e non possiamo sostituirci, ma con cui si può collaborare».

I centri d’ascolto Caritas della Sardegna, distribuiti nei 36 comuni coinvolti nell’indagine, hanno ascoltato – una o più volte – quasi 10mila persone portatrici di uno o più disagi sia personali che familiari. Un dato che è rimasto stabile rispetto al 2021, ma che non deve essere letto come aspetto positivo.

Ad aver bussato alle porte dei centri sono per lo più italiani (67,6%). Di questi, una quota pari al 48,3% è transitata in quelli della diocesi di Cagliari, la quale assorbe la porzione più consistente della popolazione residente nelle diocesi sarde (33,6%) e dove si registra la più elevata densità abitativa

I dati del 2022 fanno riemergere una fragilità al femminile, quasi a riportare lo scenario alla situazione precedente alla pandemia. Il fenomeno potrebbe essere spiegato dalla più marcata esposizione delle donne alle fragilità del mercato del lavoro generatesi in questi ultimi anni, come pure sono loro che si sono trovate a chiedere aiuto per la prima volta alla Caritas per conto della famiglia d'appartenenza, fra cui molte straniere.

Quasi una persona su due è un quarantenne o un cinquantenne. E inoltre più bassa è la scolarità e più alta è l'esposizione al disagio sociale. Poco meno di quattro quinti delle persone rivoltesi ai Centri di ascolto (una quota pari al 76,8%), possiede un livello di istruzione basso o medio-basso. 

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