Quel conto mai saldato: il commento di Beniamino Moro
Salvini alla prova dell'Europa, e le paure di una "grandinata" sull'economia del PaesePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
La Lega, che ha stravinto le elezioni europee in Italia, ma resta minoritaria nell'Ue, dovrà subito misurarsi con i conti della prossima legge finanziaria.
A caldo, Salvini ha dichiarato di voler usare la sua vittoria elettorale per "ridiscutere tutti i parametri Ue", col chiaro intento di farsi autorizzare dalla Commissione più spesa in deficit. Riuscirà a centrare l'obiettivo? Data la situazione di squilibrio cronico dei conti pubblici italiani e dell'immane debito pubblico, c'è da dubitarne. Vediamo il perché.
A dicembre scorso c'è stato un primo braccio di ferro con la Commissione relativo alla Finanziaria 2019, che riguardava proprio la copertura in deficit di tre provvedimenti bandiera. Il primo era costituito dagli 80 euro del Governo Renzi (10 miliardi all'anno), che il Governo del cambiamento non voleva cambiare, ma confermare. Il secondo era il reddito di cittadinanza proposto dai 5 Stelle e il terzo "quota 100" della Lega. Questi ultimi due con una previsione di spesa di circa 10 miliardi ciascuno. Perciò, il totale di spesa previsto in deficit dai tre provvedimenti si aggirava intorno ai 30 miliardi, che avrebbero sforato il rapporto consentito deficit/Pil del 2%.
Dal braccio di ferro, il Governo ne uscì con un compromesso, che conteneva due condizioni da rispettare. La prima era che le spese per il reddito di cittadinanza e quota 100 sarebbero state ridimensionate, rispettivamente, a 6 e 7 miliardi, di modo che la spesa complessiva per questi provvedimenti, inclusi gli 80 euro, sarebbe stata contenuta in 23 miliardi.
Quanto alla seconda, per essere sicuri che il governo non giocasse sull'equivoco del finanziamento in deficit, la Commissione ha preteso e ottenuto che nella Finanziaria 2019 venissero inserite le famose clausole di salvaguardia, che prevedevano che la copertura dei 23 miliardi per il 2020, in assenza di finanziamenti alternativi indicati dal governo, sarebbe avvenuta con un aumento automatico dell'Iva per un importo pari ai 23 miliardi, a partire dal prossimo primo gennaio 2020.
Perciò, se il governo non vuole che l'Iva aumenti, deve trovare coperture alternative. Tuttavia, le nuove spese da coprire non finiscono qui, perché Salvini insiste per l'approvazione di una prima forma di flat tax, che costerebbe tra 12-15 miliardi. Tenuto conto, inoltre, che altri 10 miliardi serviranno per finanziare le cosiddette spese indifferibili (missioni all'estero, scatti di anzianità dei dipendenti pubblici, incrementi della spesa sanitaria, ecc.), l'importo della prossima legge finanziaria lieviterebbe a 45-48 miliardi, che la maggioranza gialloverde ha già previsto di finanziare per la gran parte in deficit.
Il governo, infatti, ha già fatto deliberare dal Parlamento, nella risoluzione di maggioranza con la quale Camera e Senato nel mese di aprile hanno approvato il Documento di Economia e Finanza (Def), l'impegno a non aumentare l'Iva (cioè a disinnescare le clausole di salvaguardia), a non imporre nuove tasse in alternativa all'Iva e ad approvare la flat tax nella prossima legge di bilancio per il 2020, senza indicare, come prevede la Costituzione, quali dovrebbero essere le coperture alternative. Troppa grazia Sant'Antonio, verrebbe da dire, se non fosse che il puzzle nasconde la riserva mentale di un nuovo finanziamento in deficit, proprio come lascia intendere la dichiarazione di Salvini di ridiscutere i parametri Ue.
Si profila dunque un nuovo conflitto con la Commissione Ue, che non prelude niente di buono. Non s'illuda Salvini che con la nuova Commissione il suo compito sarà più facile, perché c'è da aspettarsi che il rigore verso l'Italia sarà ancora maggiore. La minaccia di apertura di una procedura d'infrazione da parte della Commissione scatenerebbe un attacco speculativo dei mercati contro il debito italiano, da cui il Paese ne uscirebbe con le ossa rotte. Perciò Giorgetti ha ammonito che sull'economia italiana sta per arrivare una "grandinata", che potrebbe travolgere il governo.
Renzi, che aveva preso il 40,8% alle precedenti elezioni europee, docet.
Beniamino Moro
(Docente di Economia politica, Università di Cagliari)