Non hanno mai smesso di lavorare nel periodo dell'emergenza Covid. Anzi, sono i primi a essere chiamati quando qualcuno sta male. Ora, in piena Fase 2, reclamano più attenzione, medici di famiglia, pediatri e guardie mediche della Sardegna, riuniti in quella categoria di operatori della Sanità in trincea, eppure «dimenticati» dalla Regione e perciò esclusi dalla platea di utenti che verrà sottoposta a tamponi e test sierologici.

Screening

Leggendo la delibera, inviata dall'Ats Sardegna, hanno scoperto che i controlli preventivi saranno estesi anche agli specialisti ambulatoriali e agli odontoiatri dell'Isola. «Questo provvedimento», sottolinea Carlo Piredda, medico di base a Cagliari e referente regionale della Simg, società italiana di medicina generale, «è da accogliere positivamente ma si dimentica di noi, medici del territorio, da mesi in prima linea e spesso primo contatto del paziente. Gli oltre mille medici di medicina generale hanno continuato, con le precauzioni del caso, a fornire assistenza ai cittadini sardi in questi mesi, sia nei propri studi che a domicilio con decine di contatti settimanali. Per tale ragione, soprattutto in vista dell'estate con l'imminente riapertura della mobilità tra regioni, riteniamo necessario eseguire i test anche sui medici del territorio per evitare l'insorgere di nuovi focolai: ognuno di noi potrebbe infatti essere portatore asintomatico del virus e contagiare i propri assistiti durante le visite innescando un pericoloso circuito che potrebbe estendersi, se non bloccato sul nascere, con conseguenti ripercussioni sulla popolazione». Da qui la richiesta di coinvolgere nello screening tutto il personale sanitario («pur essendo consapevoli dei possibili falsi positivi e negativi che questi test possono dare, sono ad oggi gli unici che ci permettono di identificare precocemente i nuovi casi») che ipoteticamente potrebbe diventare veicolo di contagio dei pazienti, in particolare di quelli più fragili.

L'appello

Con questa paura si è andati avanti, assicurando terapie e conforto agli assistiti in piena emergenza. «Negli ultimi due mesi noi medici di continuità assistenziale abbiamo vissuto, come tutti i professionisti della salute, un periodo molto difficile», racconta il segretario della Sigm Sardegna (Segretariato italiano giovani medici), Matteo Massidda, guardia medica in varie Assl e da giugno in quella di Carbonia-Iglesias. «Il Covid-19 ha messo a dura prova il servizio sanitario sotto vari punti di vista, dalla carenza dei dispositivi soprattutto nelle prime settimane alla mancanza di terapie efficaci e alla continua modifica dei percorsi per i pazienti a rischio contagio, in base alle nuove evidenze quotidianamente pubblicate. Il tutto condito dallo stress di vivere un'emergenza sanitaria, mai vissuta prima, col timore di contagiare i nostri pazienti e i nostri conviventi. A oggi la situazione sembra sotto controllo ma è questo il momento in cui la Regione deve continuare a tenere alto il livello di attenzione». Da qui l'appello: «Auspico, vista anche la possibilità di riaprire porti e aeroporti ai turisti, che i nostri assessori, le unità di crisi e i servizi di Igiene e Sanità avviino uno screening capillare sui medici di famiglia, pediatri e guardie mediche, quota cospicua di specialisti ad alto rischio di ontagio, come lo sono i nostri colleghi ospedalieri, gli odontoiatri e i volontari del 118».

Pediatri

Necessità che anche la Simpe ha fatto presente in un documento inviato alla Regione. «Noi facciamo le proposte ma non ci convocano», dice Gabriele Putzolu, pediatra per 45 anni, presidente regionale della società di categoria. «Auspichiamo la creazione dell'Unità speciale pediatrica distrettuale - Usped - per la gestione e valutazione dei casi sospetti e intanto stiamo già pensando alla Fase 3, prevedendo col rientro a scuola un aumento del rischio di contagi: questa è la nostra paura che potrebbe essere superata con alcune delle nostre proposte, come quella dei vaccini antinfluenzali gratuiti per tutti».

Carla Raggio

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