L’Università di Cagliari interrompe i rapporti con soggetti israeliani – ricercatori, agenzie e istituzioni – schierati in modo esplicito o direttamente connessi con le politiche militari del governo di Tel Aviv  responsabile del massacro del popolo palestinese. 

Il Senato accademico questa mattina ha approvato quasi all’unanimità – solo un componente non ha detto sì – un documento che prende posizione sull’invasione, che ha mietuto decine di migliaia di vittime civili,  decisa da Benjamin Netanyahu e dai suoi ministri a seguito della carneficina del 7 ottobre 2023  organizzata da Hamas. 

Il testo  portato all’attenzione parte dal «riconoscimento nei valori della pace, della giustizia, della libertà dei popoli e del rispetto della dignità umana». Poi passa a sottolineare un «plausibile rischio di genocidio»: una formulazione che ha trovato la contestazione da parte di rappresentanti degli studenti, che parlano apertamente di «genocidio» considerando di troppo quel «plausibile rischio». 

Per poi arrivare agli impegni. Il Senato accademico favorisce «corridoi umanitari riservati agli studenti palestinesi», anche nel solco del provvedimento della Regione che istituisce borse di studio per i ragazzi in fuga dalle macerie. Inoltre lavora per «non attivare accordi di collaborazione con istituzioni accademiche israeliane compromesse con le azioni governative».

Si impegna anche a «interrompere ogni collaborazione con singoli ricercatori o ricercatrici israeliani esplicitamente e dichiaratamente a favore delle azioni del governo israeliano», a «interrompere la collaborazione con progetti di ricerca esistenti ascrivibili in modo diretto o indiretto al cosiddetto dual use», quindi che incidono in ambito militare e civile. Ancora: c’è la volontà di «chiudere ogni collaborazione con agenzie e istituzioni legate direttamente o indirettamente con strutture militari del Stato di Israele». 

Si invita inoltre il corpo docente a «valutare la partecipazione a futuri bandi per progetti bilaterali di ricerca riconducibili   al dual use tra Italia e Israele». 

Una presa di posizione politica, quella dell’Ateneo cagliaritano, che appare più sfumata rispetto a quella rigida proposta dal dipartimento di Fisica, seguito da altri a da alcune associazioni studentesche,  che chiedevano al Senato di «esprimersi contro ogni accordo presente e futuro di collaborazione con istituzioni accademiche israeliane» e invitavano «inoltre tutte le docenti e i docenti a non partecipare ai futuri bandi per progetti congiunti di ricerca nell’ambito di accordi bilaterali tra Italia e Israele».  

Sempre all’ordine del giorno del Senato accademico pende un’interrogazione che porta la firma dell’associazione Unicaralis. Si legge che «l’Università di Cagliari ha recentemente aderito al progetto europeo PlatinuMS, dedicato ai pazienti affetti da sclerosi multipla, nell’ambito di Horizon Europe e della partnership Transforming HealthCare Systems». 

Iniziativa nobile, ma c’è un problema: il progetto «prevede la collaborazione con l’Università di Tel Aviv e con il Ministero della Salute israeliano, proprio mentre, lo scorso 14 settembre 2025, l'Onu ha presentato un rapporto duro, che certifica per l’ennesima volta ciò che già denunciamo da mesi: a Gaza è in corso un genocidio. Israele è stato ritenuto responsabile di quattro dei cinque atti previsti dalla Convenzione Onu del 1948; la stessa Commissione ha parlato di responsabilità dirette dei vertici israeliani». 

Per questo motivo l’associazione, attraverso il suo rappresentante nel Senato, Matteo Pisu, chiede delucidazioni in merito ai seguenti punti:
quali criteri etici abbiano guidato la decisione di collaborare con Tel Aviv;
• se questa scelta sia davvero compatibile con i valori fondativi dell’Università, basati su equità, giustizia e solidarietà internazionale;
• e se non sia doveroso esprimere pubblicamente vicinanza al popolo palestinese.
«Noi vogliamo la sospensione degli accordi con Tel Aviv e con le istituzioni israeliane, in quanto complici del genocidio in atto», si legge in una nota. 

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