Fa la spola tra l'aria e l'acqua, tra le sponde dei due mondi a lui assolutamente congeniali.

L'aria e il mare, con i piedi ancorati sulla terraferma, nei laboratori di ricerca dove studia e lavora.

Oggi il biologo cagliaritano Luca Zinzula lavora al Max-Planck Institute of Biochemistry di Martinsried, a Monaco di Baviera.

"Sono un virologo strutturale", spiega, "il mio argomento di ricerca è il virus Ebola. Lo indago sin da quando ero ancora in Sardegna, ben prima cioè che assurgesse alle cronache internazionali per via della grande epidemia in West Africa".

Scienziato in Baviera ma con cuore e pensieri in perenne immersione alla ricerca di squali e mammiferi marini, Zinzula ama spropositatamente il pescecane, il grande Bianco, lo squalo Carcharodon carcharias, la cui presenza in Mediterraneo è ormai nota da decenni.

L'ultima documentazione risale a marzo, quando nel Mare di Alboran, in una baia del litorale di Al Hoceima, la superficie dell'acqua è stata "tagliata" dall'inconfondibile pinna dorsale.

Lo confermano i dati di uno studio scientifico pubblicato sulla rivista americana "Fish Biology and Fisheries" ed elaborato da un gruppodi ricercatori di cui fanno parte gli italiani Ginevra Boldrocchi (Nova Southeastern University della Florida), Tiziano Storai e Luca Zinzula del Centro educazione ambientale e sostenibilità, Laguna di Nora.

Il "mostro" dunque esiste eccome anche nelle acque del Mare Nostrum.

Un gigante dalle dimensioni ragguardevoli (la ricerca cita avvistamenti di esemplari lunghi fino a dieci metri, anche se le misurazioni più attendibili non superano i 6-7 metri di lunghezza) che di tanto in tanto compare e scompare, lasciando altre volte l'impronta delle sue mandibole e dei suoi denti triangolari e seghettati sui resti delle vittime ritrovate spiaggiate.

Come nel caso di cetacei uccisi dal pescecane.

"Negli ultimi anni - spiega Luca Zinzula - ho svolto insieme al collega Tiziano Storai delle ricerche storiche sulla distribuzione di specie di grandi elasmobranchi nelle acque della Sardegna, in particolare di squali bianchi, ricostruita attraverso le catture accidentali e gli spiaggiamenti. I risultati di questi studi sono stati pubblicati in una serie di articoli su riviste scientifiche internazionali, di cui la review sullo squalo bianco nel Mediterraneo rappresenta l'ultimo contributo in ordine di tempo. Ultimamente ho anche iniziato iniziato a occuparmi di morbillivirus dei cetacei, una ptologia che in passato aveva mietuto parecchie vittime, anche nelle acque della Sardegna, nei delfini Stenella. Lo studio nasce da una collaborazione che ho intrapreso con il professor Giovanni Di Guardo dell'Università di Teramo, che in passato aveva fatto parte del Centro studi Cetacei ed è oggi un luminare in questo campo. Insieme a lui ed altri autori stiamo presentando ad un congresso internazionale in questi giorni a Sorrento la ricostruzione in 3D di una proteina del morbillivirus".

Zinzula lavora a stretto contatto con Tiziano Storai.

"L'ho conosciuto nel 2006 e da allora abbiamo iniziato a collaborare. All'epoca era curatore del museo naturalistico di Pescia, ma da diversi anni la sua affiliazione per le pubblicazioni è il centro Laguna di Nora. Tiziano non è un accademico ma ha un curriculum formidabile. Fu tra gli esperti interpellati per l'attacco a Luciano Costanzo, il sub morto a Piombino negli anni Settanta e mai ritrovato. Negli ultimi anni è divenuto cieco ed io gli presto i miei occhi nella classificazione tassonomica del materiale fotografico sugli squali".

Lo squalo bianco, in Mediterraneo segue una dieta piuttosto varia.

"Dagli esami dei contenuti stomacali di esemplari trovato appena morti, le prede più cacciate comprendono delfini delle specie Stenella coeruleoalba e Tursiops truncatus, tonni come il tonno rosso insidiato proprio mentre esegue la cosiddetta corsa riproduttiva o nelle immediate vicinanze delle tonnare, pesci spada e tartarughe comuni, non disdegnando altresì gabbiani altri squali", spiega Luca Zinzula.

"In una dozzina di casi sono stati ritrovati anche resti umani, anche se quasi mai si può stabilire se al momento dell'attacco la vittima fosse viva o già morta. L'ultimo attacco non fatale è avvenuto dell'autunno del 2008 nella baia di Smokvina Bay, in Croazia, da parte di un esemplare di quasi 5 metri. Il Bianco può raggiungere i sei, sette metri".

Andrea Piras

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