"È capitato diverse volte: interveniamo per un incidente, una caduta, e poi scopriamo che il paziente era positivo al Covid. Chiediamo di fare il tampone, e la risposta è più o meno sempre la stessa: mettetevi in quarantena, chiudete l'ambulanza e organizzatevi per conto vostro".

Pierpaolo Emmolo, responsabile del Soccorso Iglesias e referente di una settantina di associazioni del Centro-Sud Sardegna (in tutta l'Isola sono 195), combatte da tempo per la sicurezza e i diritti dei volontari.

L'APPELLO - Denuncia una "scarsa attenzione da parte delle istituzioni" Emmolo, che rimarca come "già dall'inizio della pandemia abbiamo chiesto protezioni e formazione, solo ora con forte ritardo la Regione ha adottato una delibera che modifica la convenzione introducendo un protocollo con le misure anti-Covid". Tuttavia "siamo ancora molto lontani dal vedere esaudire le nostre richieste, aspettiamo ancora i rimborsi per i dispositivi di protezione, l'unico corso fornito è un tutorial sulla vestizione e la scestizione, così molti volontari stanno gettando la spugna, non se la sentono più di rischiare".

Ancora: "In diverse Regioni si danno encomi ai volontari, qui i nostri ragazzi sono costretti a rifiutare il servizio perché privi di protezione, spesso vengono umiliati o ridicolizzati dagli stessi operatori sanitari", denunciano i rappresentanti delle associazioni Libere, delle Misericordie e delle cooperative sociali.

LE TAPPE - A giugno i rappresentanti dei volontari delle centrali operative di Cagliari e Sassari sono scesi in piazza per chiedere un tavolo di confronto, denunciando un sistema "disorganizzato, disomogeneo, senza regole né protocolli chiari". Il 9 agosto si sono rivolti anche al ministero della Salute: "Non è ulteriormente tollerabile che i nostri operatori siano mandati con assoluta noncuranza dei rischi a svolgere un incarico che non è di loro competenza".

Una lettera che ha sbloccato la situazione. Si è tenuta una riunione con i vertici di Areus, è stata approvata una nuova convenzione ed è stato messo nero su bianco un protocollo.

"Prendiamo atto di questi impegni concreti, ma i nostri problemi non si risolvono qui. Inoltre non accettiamo che vengano autorizzate al servizio associazioni illegali, gente che per 400 euro al mese opera 12 ore a testa senza riposi, e magari per l'inesperienza e la stanchezza si schianta tra gli alberi del Policlinico o provoca gravi incidenti stradali".

(Unioneonline)

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