Il tempo delle scelte: l'editoriale del direttore
Giovedì la prima seduta dell'assemblea: si conosceranno gli assessoriPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Meglio l'usato garantito o l'entusiasmo di qualche giovane volto nuovo? Christian Solinas ha le carte (dei partiti) sul tavolo di Villa Devoto ma deve fare anche il suo, di gioco. Ed è tempo di chiudere la mano.
Certo, nessuno aveva creduto alla promessa di Salvini: per fare la Giunta, dalla proclamazione degli eletti, ci vorrà un quarto d'ora. Di sicuro, tra l'orribile legge elettorale, la pessima gestione dello scrutinio (a proposito, qualcuno avrà pagato dazio?) e quel quarto d'ora più che accademico, noi sardi ci siamo praticamente giocati l'election day. Spieghiamo il passaggio. Per poter accorpare le Europee (26 maggio) alle Amministrative serve un provvedimento della Giunta regionale entro il primo aprile, domani. Ci vorrebbe un miracolo. Certo, sarebbe ingeneroso attribuire la spesa (4 milioni in più) solo ai tempi della democratica trattativa. Di sicuro la tempistica non aiuta noi potenziali elettori, già delusi da una macchina, quella del voto, che ha impiegato quasi un mese (24 febbraio-20 marzo) per proclamare gli eletti in Consiglio regionale.
Come ha sottolineato Paolo Truzzu sull'Unione di venerdì con la nostra Mariella Careddu, "c'è il rischio di stancare gli elettori. Abbiamo votato a gennaio, febbraio, maggio e ora arriva giugno. Forse si poteva evitare". Già, Truzzu. Il coordinatore regionale di Fratelli d'Italia è stato designato candidato sindaco di Cagliari per il centrodestra ad Arcore, in un vertice tra Lega, Forza Italia e FdI.
A Cagliari e in Sardegna, venerdì sera, contattati dai giornalisti, i referenti regionali hanno fatto finta di cadere dal pero. Oppure no, sono caduti davvero. Tra indecisioni, indisponibilità, fughe in avanti e dai partiti (già viste e anche stavolta possibili, in un gioco al suicidio), le segreterie nazionali hanno tolto tutti dall'impiccio, indicando i nomi dei candidati per la corsa alla carica di sindaco a Cagliari, Livorno, Ascoli e Pesaro. C'è chi ancora rivendica l'autonomia locale nelle scelte, ma il rischio che venga sconfessato quanto deciso ad Arcore è da escludere.
Resta da capire chi sarà l'avversario di Paolo Truzzu. Già, perché anche nel centrosinistra si respira il clima appena descritto: fughe in avanti, primarie sì primarie no, rischio di farsi male da soli. E i Cinque Stelle? Lavorano con apparente serenità. L'unica certezza è che per individuare il candidato sindaco non si affideranno al televoto. E se sostituiamo Cagliari con Sassari, Alghero, Monserrato o Sinnai, il quadro non cambia di molto.
Ma torniamo alla Giunta regionale. Quel quarto d'ora (diciamo che sarebbero bastati tre o quattro giorni a partire dal 20 marzo) avrebbe consentito di non farci votare, in 29 Comuni, a metà giugno. E, in 5 casi, con il rischio ballottaggio due settimane dopo. Ormai è andata. La Giunta, comunque, è coendi , come si sente ancora dire (per fortuna) sugli spalti quando si intuisce che il gol potrebbe arrivare da un momento all'altro. A fuoco lento, ma sta cuocendo (traduzione di coendi , per chi ha meno dimestichezza con il sardo).
Il Consiglio regionale è convocato per le 10.30 di giovedì e il presidente Solinas si presenterà con i nomi (dodici) in tasca. Ci piace pensare che nessuno, nel centrodestra, abbia pettinato bambole dalla sera del 25 febbraio al pomeriggio del 20 marzo, giorno dell'ufficializzazione degli eletti. Tempo per decidere i partiti ne hanno avuto, al di là di due o tre onorevoli in bilico. I sardi aspettano, più che nomi e cognomi, risposte ai loro problemi. Certo, la curiosità c'è. Nella squadra di Solinas quanto spazio avrà l'usato più o meno garantito, ma già visto e talvolta rivisto? O quanto, invece, prevarrà l'equilibrio tra donne e uomini (sei a sei?), magari con meno esperienza e più entusiasmo? Certo, domani è primo aprile, forse non è il giorno migliore per le presentazioni. Di scherzi ne abbiamo già visto tanti grazie alla legge elettorale. Meglio, a questo punto, aspettare un giorno in più.
Emanuele Dessì