Altezzoso e austero, provato e segnato da millenni di storia tutti rivolti verso l'orizzonte del Golfo degli Angeli. Le rocce lo hanno inglobato nei colori e nell'imponenza. Il Nuraghe Antigori, fortezza e monumento della più antica civiltà del popolo sardo, nei millenni trascorsi arrampicato sui monti di Sarroch ne ha visto di tutti i colori. Prima la Saras, ciminiere svettanti sul proscenio della scommessa petrolifera capace di segnare in modo irreversibile il futuro di questa terra e, poi, l'incedere, qualche anno fa, di una vigorosa piantagione di marijuana, segno dei tempi, riversa alle pendici dell'antico nuraghe. Dalle vette della raffineria di Sarroch ad Assemini, dalle pendici del Gennargentu al cuore profondo dei monti di Gallura, passando per la Planargia, il Campidano e il Sulcis. Per le forze dell'ordine non bastano più pattugliamenti rupestri, dalla Polizia ai Carabinieri, dalla Guardia di Finanza alla Forestale la lotta è senza quartiere.

Al posto del lentischio

Dentro le città e nelle montagne, nei luoghi più impervi dove solo il lentischio aveva osato solcare gli spazi inesplorati dei colori forti della macchia mediterranea sarda. L'avevano descritta impenetrabile questa terra di Sardegna, indenne dalla malavita organizzata. Società ignifuga, respingente, avevano sottoscritto i soloni della psicologia popolare. E' andata diversamente. Non sono le sensazioni a segnare l'allarme ma numeri, quelli veri e incontrovertibili, lapidari e oggettivi. Il nuovo allarme per l'Isola dei Nuraghi si chiama droga, con tutto quello che ne consegue: criminalità organizzata, violenza, racket e affari sporchi.

Grazianeddu docet

Se la primula rossa del banditismo sardo per eccellenza, Grazianeddu Mesina, ha dovuto riconquistare la macchia dopo un processo tutto droga e armi, è evidente che anche i connotati criminali sono cambiati, segnati profondamente dall'avanzata di mafia, camorra e 'ndrangheta. Infiltrazioni vere e proprie, nate e cresciute nelle frequentazioni altolocate tra cosche in trasferta, da Massama a Nuchis, da Bancali a Badu 'e Carros e la manovalanza criminale locale. Punti di contatto, rapporti nazionali e internazionali, diventati in breve tempo pilastri e ponti delle peggiori organizzazioni criminali in Sardegna. La droga è il collante più rapido, quello più efficace sul piano finanziario, apparentemente il meno violento nel jackpot del denaro facile. In un attimo, però, l'Isola è diventata da crocevia internazionale dello spaccio con legami consolidati tra Spagna, Tunisia, Marocco e Albania a centro primario di produzione di sostanze stupefacenti. A raccontare il volto nuovo di questa terra è il Dipartimento Antidroga di Palazzo Chigi con un report da far tremare le vene dei polsi. Dati che mettono la Sardegna non solo in vetta a produzione e sequestri di droghe ma la vedono davanti a quelle regioni da sempre segnate dalle peggiori organizzazioni criminali. Numeri che inchiodano una realtà fatta di cronaca quotidiana che finisce nell'ordinario sequestro di droga. Un chilo qui, mille di là. Una non notizia, derubricata a consuetudine. Eppure questa fotografia senza sotterfugi che l'Antidroga nazionale mette nero su bianco nella relazione annuale appena presentata al Parlamento non lascia margini di dubbio. Esiste un caso Sardegna. Irrompe una questione sarda legata alla produzione e al consumo di sostanze stupefacenti che sta permeando giorno dopo giorno il tessuto sociale ed economico dell'Isola. Il guadagno facile, quasi che il reddito delle campagne si potesse integrare o creare con attività illecite, rischia di "drogare" interi settori della società sarda stringendo sempre di più un patto perverso con la criminalità organizzata. Il quadro è impietoso. La mappa delle sostanze stupefacenti complessivamente sequestrate in Sardegna assegna all'Isola il terzo posto nella nefasta graduatoria del traffico di droga. Fortunatamente i dati raccontano di quantità cospicue sequestrate e messe fuori uso senza colpo ferire. Il primo dato è quello che riguarda gli 849 blitz delle forze dell'ordine che nel 2019, anno di analisi, nell'Isola hanno sottratto alla criminalità tonnellate di droga. In Sardegna ne sono stati sequestrati ben 2.556 chilogrammi. Il rapporto degli stupefacenti blindati dalle forze dell'ordine nell'Isola è di 210 kg ogni 100.000 abitanti. Quasi un "pari-demerito" con la Calabria, 211 Kg. Il primato sul dato complessivo spetta alla Liguria, al primo posto con 379 kg ogni centomila abitanti, cifra, però, alterata dal traffico portuale. Basti un dato di raffronto per capire cosa significano quei 210 kg sequestrati in Sardegna ogni 100 mila abitanti: la media italiana è di 120 kg, quasi la metà del dato sardo. L'Isola conquista il primato nazionale quando si diventa produttori in casa. Cannabis in Sardegna è sinonimo di hashish e marijuana, di luoghi impervi, di canyon e anfratti, dalle grotte naturali alle porte invisibili dentro la doccia di casa, capace di preservare, sino alla soffiata, capannoni da migliaia di metri quadri pieni di luce e temperatura per rendere più vigorosa la germogliazione del seme e la sintesi clorofilliana. La terra dei Nuraghi è prima per hashish sequestrato, 43,3 Kg ogni 100 mila persone. Seguono la Campania con 42,4 Kg ogni centomila abitanti, la Liguria con 40,9 e la Toscana con 35,9. La media italiana è di 20,5 Kg, la Sardegna è più del doppio. Il primato resiste anche per la sorella dell'hashish, la marijuana. La Sardegna è avanti a tutti per piante sequestrate. Il raffronto con la media nazionale è sprezzante. Se in Italia sono state sequestrate 493 piante di cannabis ogni 100 mila abitanti, in Sardegna sono 3.270. Più di sei volte la media nazionale.

Sequestrate 41.359 piante

In totale tra carabinieri, polizia, guardia di finanza e forestale sono state sequestrate ben 41.359 piante di marijuana. Un bosco di droga infinito. La Sardegna è davanti alla Calabria che registra 3.144 piante sequestrate ogni centomila persone, la Basilicata con 2.600 piante e la Puglia con 733. Dalla produzione di cannabis da spaccio alle droghe pesanti. L'Isola si conferma crocevia anche di eroina. Nell'ultimo anno monitorato integralmente dal Ministero dell'Interno è emerso che la Sardegna fa parte della top cinque. Ogni centomila abitanti sono stati sequestrati 2,2 kg di eroina. Dato ex aequo con la Liguria, a due passi dal Trentino Alto Adige con 2,4 kg e della Lombardia 2,3. Davanti a tutti la Val d'Aosta con 11,2 Kg. La media italiana di 1,4 kg ogni centomila abitanti. E', dunque, finito il tempo delle supposizioni. L'Isola è drammaticamente in vetta ai traffici di droga con le forze dell'ordine impegnate in blitz quotidiani da terra e dal cielo, con droni ed elicotteri, per svelare il nuovo Eldorado della criminalità organizzata. Non mancano, come spesso capita, coloro che riconducono il tutto ad una mera e innocua produzione di sostanze stupefacenti, seppur illegale.

Le infiltrazioni mafiose

La realtà, però, è un'altra. Le parole del Presidente della Corte d'Appello di Cagliari, Gemma Cucca, sono più che un monito: gli interessi criminali delle organizzazioni mafiose si sono già affacciati sull'Isola, stringendo legami con bande locali dedite al traffico di stupefacenti e di armi. Ora i rapporti sono sempre più diretti con organizzazioni criminali dedite al narcotraffico a livello nazionale e internazionale. Droga e criminalità organizzata hanno dimostrato che la Sardegna non è immune. La terra dei Nuraghi non può stare a guardare.

Mauro Pili
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