Gentile direttore,

leggiamo con sorpresa e disappunto il Suo editoriale del 27 marzo, nel quale lamenta alcune trasformazioni della viabilità avvenute a Cagliari in tempi recenti. Disappunto, perché il Suo editoriale fa da megafono alle più trite argomentazioni contro la sicurezza stradale. E sorpresa, perché le trasformazioni che Lei presenta come una inspiegabile perversione cagliaritana animano ormai le politiche urbane delle città di mezzo mondo. Vogliamo così rispondere ad alcuni punti.

Siamo utenti della strada: pedoni, utilizzatori del trasporto pubblico, ciclisti – ma anche automobilisti, perché le categorie stagne non aiutano affatto a comprendere il funzionamento reale di una città. Siamo profondamente sconcertati dal fatto che definisca gli incidenti stradali “imponderabili”. Gli incidenti stradali non sono catastrofi naturali imprevedibili ma hanno cause ben documentate: la disattenzione (15%), la mancata precedenza (13,7%) e l’alta velocità (9,3%). Sono causati al 93% da veicoli a motore, avvengono per il 73,4% in città e uccidono 9 persone al giorno, sono la prima causa di morte per i giovani in Italia, e costano allo Stato quasi 18 miliardi di euro all’anno (Dati ISTAT per il 2022). Ancora più irresponsabile è poi l’inciso secondo cui gli incidenti troverebbero correlazione in un presunto “stress” degli automobilisti – uno stress, è sottinteso, indotto proprio dalle misure di moderazione del traffico.

Ridurre l’incidentalità e garantire la sicurezza di tutti, a partire dai più vulnerabili, è responsabilità precisa delle amministrazioni pubbliche. Le vittime della violenza stradale, troppi morti e troppi feriti, non possono essere ignorate. Abbassare i limiti di velocità, istituire Ztl, restringere le carreggiate per dar spazio alla pedonalità sono misure consigliate da una letteratura scientifica ampia e solida, e per questo largamente adottate in una miriade di contesti urbani. Le trasformazioni urbane messe in atto a Cagliari non nascono da un presunto odio "contro gli automobilisti" ma sono tese a riequilibrare l'auto-centrismo che caratterizza la città da decenni. Sicuramente si può fare di più e meglio, ma ci sembra che l’intenzione sia quella giusta.

Condividiamo la frustrazione che i tanti cantieri comportano e siamo concordi nell’auspicare la pronta riapertura dei parcheggi nominati, affinché le trasformazioni correnti non causino una diretta perdita di parcheggi. Siamo però convinti che la città abbia bisogno di marciapiedi ampi e comodi. Non solo per garantire il diritto al transito pedonale, essenziale per una vasta pluralità di cagliaritani, ma anche per favorire la socialità e sostenere le attività aggredite dal commercio online e dai centri commerciali – l’evidenza scientifica dice infatti che la pedonalità genera un significativo miglioramento dell’economia locale. Le “folle di pedoni” vanno create e sostenute, caro direttore, nell'interesse della città intera: è difficile pensare che esistano laddove i marciapiedi sono sottodimensionati, dissestati o soffocati dal traffico automobilistico.

Lei scrive, con un velo di sarcasmo davvero fuori dal tempo, che il Comune sembrerebbe suggerire ai cagliaritani “andate a piedi o prendete un autobus. Spostatevi in bici o montate su un monopattino”. A noi questo suggerimento non sembra affatto assurdo, anzi. Non lo è nelle capitali europee – Parigi, Bruxelles, Barcellona, Londra, Berlino – e nemmeno in città più piccole come per esempio Nantes, Graz o Bilbao. Ovunque si incentivano modi di trasporto più efficienti e sani, ovunque si riduce la dipendenza dall’automobile rendendo al contempo gli spazi urbani più accoglienti e piacevoli.

Forse, come Lei afferma, “l’auto sarà con noi ancora per molto tempo”, ma ovunque si cerca di limitarne la presenza nei centri urbani. Qui Cagliari è in netto ritardo. Nonostante gli interventi recenti, l’esperienza di chi si muove a piedi, in bicicletta o coi trasporti pubblici è di una città fin troppo ostile verso chi non si sposta in auto: attraversamenti pedonali insicuri, marciapiedi stretti e spesso occupati da ogni genere di oggetto (incluse automobili), autobus bloccati nel traffico e fermate spesso scomode, impraticabili per le persone con disabilità, ed esposte alle intemperie, un sistema ciclabile incompleto e incoerente.

Su una cosa siamo d’accordo, caro direttore: serve urgentemente una svolta culturale. Se il Suo giornale vuole contribuire alla crescita di Cagliari e al benessere dei suoi abitanti, prenda atto delle nuove forme di cittadinanza e delle nuove politiche urbane, dando più spazio a chi da anni si occupa di questi temi ed è in grado di raccontare al meglio queste necessarie trasformazioni. Serve una svolta verso una città che rispetti la vita e il diritto alla mobilità dei suoi abitanti, dai più giovani ai più anziani, dalle persone con disabilità a chi non vuole o non può permettersi un’automobile. È una questione di giustizia sociale: sono i più vulnerabili a pagare il prezzo più alto di una città auto-centrica. Le famiglie delle vittime della strada meritano di più, Cagliari merita di più.

Amici della bicicletta

Associazione CicloFucina

Associazione Mesu

Associazione Quartu in Bici

Critical Mass Casteddu

FIAB Cagliari

Amo camminare e spostarmi a piedi, limitando l’utilizzo dell’auto ai percorsi più lunghi. Aggiungo per fortuna: Cagliari è nemica degli automobilisti. Ma non solo. La mattina del 27 marzo la città era in preda al caos, con una catena di incidenti nei principali ingressi della città. E, poi, i “soliti” cantieri. Obiettivo del mio breve commento era ribadire l’incapacità del sistema (politica, burocrazia, imprese d’appalto, forze dell’ordine e, prima ancora, normative – fuori dal tempo – che regolano la nostra vita) nel dare risposte a chi ha il diritto di muoversi. Ma l’obiettivo era anche stimolare il dibattito. Pubblichiamo integralmente il Vostro intervento, grati per il contributo. (e.d.)

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