Il manager che abbandona un'avviata carriera, la ricercatrice universitaria che lascia un prestigioso ateneo. E ancora il pittore e animatore culturale, il musicista jazz, l'educatore. Chi ha detto che andare via dalla Sardegna è un viaggio senza biglietto di ritorno? Lasciare Cagliari si può. Ma si può decidere di tornare.

LA RICERCATRICE - Barbara Barbieri, docente di Psicologia delle risorse umane, dopo aver girovagato tra Roma, Lancaster e Milano, ha lasciato la Sapienza per tornare a casa: si è laureata a Roma, ha seguito il suo maestro all'università del Sacro Cuore e, dopo una parentesi a Cagliari con un assegno di ricerca, è rimasta alla Sapienza sino al 2016. "Una scelta fatta per tante ragioni: i miei tre figli maschi stavano crescendo a Cagliari. Sono rimasta vicino a loro. Ma non è solo questo il motivo: dopo tanti anni trascorsi in diverse università, ho deciso di portare nella mia terra le cose che avevo imparato. Non è stato facile andare via da un ateneo prestigioso ma trovo stimolante affrontare la sfida di lavorare in una sede periferica".

IL MANAGER - Giuseppe Bellu, anni da manager in una multinazionale come Bata, è tornato in Sardegna: in via Garibaldi ha aperto un negozio di abbigliamento innovativo. "Ho lasciato l'Isola a 25 anni per lavorare in Liguria. Sarei dovuto restare lì un tempo limitato. Poi la mia carriera è decollata e sono rimasto lontano dall'Isola. Ogni volta che pensavo alla mia terra sentivo quasi un male fisico. E, alla fine, ho deciso di lasciare tutto e di tornare". Per aprire un negozio. "Non un negozio qualunque: mi piaceva l'idea di passare dai centri commerciali, non-luoghi dove operano le multinazionali, a un centro storico. E volevo creare un posto che fosse inserito nel contesto di una meravigliosa architettura urbana".

L'ARTISTA - Marco Marini ha lasciato l'Isola nel 2000. "Io ero sfruttato in un call center, il mio compagno di allora era senza lavoro. Mio fratello stava a Bologna e mi ha proposto di lavorare in un'azienda che si occupa di bombole d'ossigeno. Poi, sono andato in un'agenzia di marketing e nella vineria Zampa. Alla fine, ho preso un bar. E, nel frattempo, ho creato, con un amico, '65 pollici', un gruppo che, collaborando con i centri sociali, creava mostre, allestimenti. Ho deciso di tornare dopo la fine burrascosa di un rapporto. E sono rientrato perché a Cagliari ho visto un rinascimento culturale e artistico interessante. Ne volevo far parte: sono anche riuscito, in via San Domenico, ad avere uno spazio che ospita chi è fuori dai circuiti". Tutto bene, dunque? "Non tutto. L'ambiente gay è troppo provinciale: difficile instaurare rapporti umani in un luogo in cui l'aspetto fisico, il look e l'età fanno la differenza".

L'EDUCATORE - Stefano Pinna si appresta a lavorare da Amazon. Il primo lavoro stabile dopo il suo rientro da Edimburgo. "Sono andato lì a studiare inglese e mi sono ritrovato tutti i lavori tipici di chi vive certe esperienze. Sono finito da Sheraton e le cose andavano bene. Nel frattempo ho iniziato come volontario in una comunità meravigliosa. Dopo due settimane sono stato assunto e lì sono rimasto per sei anni. Bellissimo. Ma solo quando si sta fuori si capisce quello che si perde. La luce, il tempo: qui sono un'altra cosa".

IL MUSICISTA - Carlo Depau, dipendente di Nova tv e chitarrista jazz, è partito da Madrid. "Dove, da studente, ho conosciuto una ragazza colombiana che sarebbe diventata poi mia moglie. Al rientro in Sardegna, viste le difficoltà lavorative, ho scelto di andare a Bogotà con mia moglie. Dopo due anni siamo tornati perché è meglio crescere un figlio qui: lì la sanità e l'educazione sono privatizzate. Mi chiedo se fosse necessario andare in Colombia per apprezzare quello che abbiamo qui".

L'ATTIVISTA - Mauro Aresu ha vissuto per otto anni a Torino, dove tra studi universitari e lavori in nero, è stato uno degli animatori del centro sociale Askatasuna. "Sono tornato quasi da un giorno all'altro. Lì avevamo creato una serie di circoli anticolonialisti. Ma sono arrivato alla conclusione che certe battaglie vanno fatte nell'Isola. Ora mi occupo dell'infoshop Sa Bardana che ha una libreria specializzata nel campo della critica sociale e politica, antagonista e anticapitalista, nonché delle sottoculture giovanili e underground".

Marcello Cocco

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