"Durante il lockdown, l'avvocatura ha responsabilmente adempiuto al proprio ruolo nell'interesse esclusivo dei cittadini che hanno il diritto insopprimibile di veder tutelati i loro diritti in sede giurisdizionale, e oggi, davanti alla paralisi immotivata - perché la situazione sanitaria non ha più carattere emergenziale - non può tacere davanti alla paralisi e alla delegittimazione della Giustizia, determinate da rinvii lunghissimi, prassi del tutti disomogenee, ostacoli frapposti all'accesso ai luoghi della Giurisdizione".

Con un sit-in davanti al Palazzo di Giustizia di Cagliari gli avvocati sardi hanno protestato contro il perdurare delle norme per il Covid che, di fatto, stanno bloccando buona parte dell'attività processuale, con rinvii nel civile che arrivano a giugno 2023. "Servono regole univoche su tutto il territorio - attacca Aldo Luchi, presidente dell'ordine di Cagliari - investimenti nella sicurezza degli edifici e nelle dotazioni degli uffici e lo stanziamento di risorse adeguate". Anche nel penale le norme in vigore contro l'epidemia stanno portando allo slittamento di tanti processi, e scatenando il malumore per le udienze che si celebrano ancora in video conferenza. "La Giustizia, insieme soltanto all'Istruzione - denuncia ancora Luchi - è l'unica attività ancora oggi bloccata per effetto dell'emergenza sanitaria. Migliaia di processi non celebrati e rinviati ai prossimi anni, perfino all'estate 2023 (tre anni), significano la dismissione di una funzione essenziale dello Stato democratico che mette in pericolo la nostra economia e le basi della pace sociale, ancor più in un momento in cui la crisi economica ed occupazionale ha colpito tantissime persone".
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