Il silenzio è alto, come l'ossigeno che rende suprema l'aria che inebria il varco di Genna 'e Mandara, nel cuore della Barbagia di Belvì. Inutile avere le coordinate del Gps, qui non servono. L'orizzonte è deserto, dispiegato in promontori carichi di verde e castagne, dove la prima industria da sempre è stata quella della neve. Nascosta nel cuore delle montagne, nelle domos de nie, 'neviere', per rivenderla, avvolta nella paglia, dentro casse di legno, sino al Campidano.

L'imbocco di una delle gallerie di Aritzo (L'Unione Sarda)
L'imbocco di una delle gallerie di Aritzo (L'Unione Sarda)
L'imbocco di una delle gallerie di Aritzo (L'Unione Sarda)

Terra di Carapigna

Qui, nella terra della Carapigna, hanno trasformato il ghiaccio di Aritzo e Desulo in esclusiva bevanda per intenditori di granita vera. Qualche giacimento di neve in cima a queste vette è stato conservato, ma i tempi hanno lasciato più ricordi che altro. Percorrendo la strada verso l'interno, prima di Aritzo, un segnale in codice sulla strada asfaltata indica il tragitto vietato. In paese da settimane si racconta di tutto, dagli strani movimenti in quell'arteria battuta dal fango e dall'acqua ai forestieri che traguardano le cime di Perdabila. Il tragitto è sorvegliato speciale. Altezzosi mufloni, nascosti tra le chiome selvatiche di una vegetazione esclusiva, osservano come alieni i viandanti che da tempo hanno ripreso a battere la pista della miniera, quella di Giacurru.

Cancello blindato

Un cancello degno di questo nome si staglia come un muro lungo la via delle miniere, strappato alle fogge militari, imponente e grigio, alto e largo, come se da proteggere ci fosse un enclave segreto. Nei paesaggi da fiaba, bagnati da sorgenti incantate, tra ginepri secolari e rapaci in volo, c'è chi nel silenzio del lockdown pandemico ha deciso di mettere le mani sulle viscere di Perdabila, Perdabila alta e Mamoini. Siamo tra Aritzo e Gadoni, sul confine più alto dei due centri della Barbagia. Qui le capriole ataviche della terra si sono esibite come non mai, miscelando all'inverosimile le sorti ignote della chimica e della fisica dei materiali. Dopo qualche chilometro, oltre il limite del cancello di Fort Knox, una sbarra malandata, tenta di bloccare l'incedere dentro il villaggio minerario. Nessun divieto esplicito, solo raccomandazioni minacciose: pericolo cadute, attenzione scavi. Eppure oltre quella sbarra si sta progettando un nuovo klondike sardo, questa volta alla scoperta di un metallo sconosciuto ai più, diventato da pochissimo una delle rivelazioni metallifere del secolo. Il progetto, come spesso capita, anche in Barbagia, ha nome e cognome continentale. A depositarlo in gran segreto negli uffici della Regione sarda e del Ministero dell'Ambiente è una società dal nome esplicito: Sabbie di Parma. Ragione sociale multidisciplinare: sviluppo, produzione e commercializzazione di materiali per l'industria, l'edilizia, lo sport e le aree verdi.

Dalle rive del Po

Dall'argine del Po, nel comune di Polesine Zibello, a Giacurru il passo è breve. L'ufficio cave e miniere della Regione aveva il protocollo ossidato, solo chiusure e rinunce di concessione. Archiviate gran parte delle miniere sarde, da quelle di piombo e zinco a quelle di carbone, da quelle di pirite alle discenderie della bauxite di Olmedo. Il protocollo prescelto è, invece, quello delle nuove concessioni, o meglio l'assegnazione di una miniera già destinata alla storia estrattiva della Sardegna, fatta di sfruttamento, devastazione e abbandono. Chiunque osi oltrepassare le intimazioni di cadute e scavi si ritroverà dinanzi a cavità antiche e primordiali, da età della pietra. Fronti d'attacco che appartengono più alla logica dello sfruttamento che al governo di una concessione mineraria. Qualsiasi cantiere estrattivo così approssimato, dalle volte frastagliate e sconnesse, apparirebbe anche agli occhi del meno solerte dei funzionari pubblici come un pericolo latente per chiunque volesse avventurarsi al suo interno.

Scavo a cielo aperto (L'Unione Sarda)
Scavo a cielo aperto (L'Unione Sarda)
Scavo a cielo aperto (L'Unione Sarda)

Cayenna di buio

Più che un luogo di lavoro una vera e propria cayenna di buio e pericoli. All'interno ci stazionano ogni tanto bovini di stazza sarda, riparandosi una volta dal sole e l'altra da pioggia e saette. La società Sabbie di Parma, figlia della Bacchi S.p.A, titolare anche del marchio Gasbeton, però, non vuole sentire ragioni. Il progetto, decine e decine di mappe, sezioni, piani finanziari, è all'attenzione della Commissione nazionale di Valutazione d'Impatto Ambientale.

Dietro le quinte

Senza quella "sentenza" ministeriale niente concessione, gli hanno risposto in Regione, nonostante la competenza esclusiva della Sardegna su cave e miniere. Ma cosa si cela dietro la società del Po che vuole sbarcare a tutti costi nelle cime di Aritzo e Gadoni, per riaprire le miniere di montagna di Giacurru? La risposta al quesito è tutta dentro una parola: magnetite. Una pietra che pesa almeno tre volte tanto rispetto ad una normale. Dentro queste cavità così impervie, sconosciute e nascoste si concentra un giacimento preziosissimo di magnetite, uno dei metalli balzati solo di recente agli onori delle cronache tecniche e finanziarie del mondo. Un materiale ritenuto fondamentale nel settore delle radiazioni, da quelle radioattive a quelle elettromagnetiche. Elemento fondamentale per costruire edifici a prova d'attacco nucleare e da impulso elettromagnetico. Roba per siti militari e non solo, per stoccare materiali carichi di radiazioni e nel contempo impedirne l'accesso.

Il progetto presentato al ministero (L'Unione Sarda)
Il progetto presentato al ministero (L'Unione Sarda)
Il progetto presentato al ministero (L'Unione Sarda)

I signori del Nebraska

Una schermatura tale da impedire qualsiasi tipo di attacco. A mettere a punto la miscela sono stati due ingegneri dell'Università del Nebraska, Christopher Tuan e Lim Nguyen. I due, utilizzando la magnetite, hanno collaudato una miscela di cemento in grado di respingere le onde elettromagnetiche. Il materiale potrà essere impiegato per proteggere infrastrutture e sofisticati strumenti elettronici da possibili attacchi ad apparecchiature e strumentazioni particolarmente sensibili ad un attacco ai data center. La tecnologia a base di magnetite ha superato tutti i requisiti di schermatura militare durante le fasi di test effettuati a Lakeland, in Florida, ed è già pronta per la commercializzazione a seguito di un accordo in licenza con l'American Business Continuity Group LLC. A Giacurru, secondo le stime del progetto dei signori di Parma, «il totale complessivo del minerale accertato, nei tre cantieri insistenti nell'area della concessione, ammonta a 885.700 metri cubi pari a oltre tre milioni di tonnellate con un tenore in ferro [Magnetite Fe3O4] sino al 70%». La stima del minerale potenziale, però, sempre secondo il progetto, potrebbe essere di molto superiore: un milione e 857 mila metri cubi pari a sei milioni e mezzo di tonnellate.

Una delle gallerie abbandonate (L'Unione Sarda)
Una delle gallerie abbandonate (L'Unione Sarda)
Una delle gallerie abbandonate (L'Unione Sarda)

L'incasso milionario

Il calcolo economico è presto fatto. Quel materiale sarà venduto a 80 euro a metro cubo e farà guadagnare ai signori di Parma la bellezza di 65 milioni di euro in dieci anni di concessione. Dichiarano, con manica larga, di dover far fronte nel decennio a costi complessivi di 36 milioni di euro e di guadagnare a fine corsa, puliti puliti, la cifra stratosferica di ben 28 milioni e mezzo di euro. Ultimo dettaglio: per il ripristino ambientale, per riparare i danni all'ambiente, preventivano una spesa di 229 mila euro. Molto meno dell'uno per cento di ciò che si mettono in tasca. I signori di Parma, però, la domenica vanno a messa. Non è un caso che il progetto abbia un incipit tratto direttamente dalla sacra Bibbia, salmo 24: «Al Signore appartiene la terra e tutto quel che è in essa, il mondo e i suoi abitanti». Gli introiti e i guadagni di Giacurru, invece, bisogna spedirli all'iban sulla riva del Po, a Polesine Zibello, in Emilia Romagna.

Mauro Pili
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