False fatture emesse da aziende fantasma: a Cagliari una frode fiscale da milioni di euro
Nel mirino della Finanza una società del commercio all’ingrosso gestita da una famiglia cinesePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Scoperta a Cagliari una maxi-frode fiscale.
Nel mirino dei militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza, che su disposizione del gip hanno fatto scattare un sequestro preventivo di 2,5 milioni di euro, con il “congelamento” di conti correnti e automobili, è finita una società del capoluogo operante nel settore del commercio all’ingrosso di articoli vari e gestita da una famiglia di imprenditori di origine cinese.
Secondo quanto appurato dalle Fiamme Gialle, tale società tra avrebbe utilizzato sistematicamente fatture false per operazioni inesistenti che le avrebbero consentito di abbattere la base imponibile da sottoporre a tassazione per oltre 3,7 milioni di euro e di non versare l’IVA per oltre 815mila euro.
«Il meccanismo – spiegano gli inquirenti - era il seguente: si predisponeva ed utilizzava un “format” di documento fiscale unico per tutti i fornitori fittizi; questo documento fiscale veniva intestato ad una azienda non effettivamente esistente e i beni oggetto di compravendita venivano descritti in maniera assolutamente generica, senza alcuna specifica del codice prodotto e della tipologia. Inoltre non vi era poi alcuna indicazione in fattura dell’esistenza di un collegato documento di trasporto (che nella maggioranza dei casi non avveniva) e l’importo sarebbe stato quietanzato con “pagamento in contanti” non tracciabile».
Questo meccanismo, secondo le indagini finora espletate, sarebbe stato replicato decine e decine di volte negli anni dal 2016 al 2021. In alcuni casi sarebbero state anche contabilizzate fatture per centinaia di migliaia di euro emesse da aziende cessate antecedentemente alla data di emissione della fattura medesima.
Non solo, le indagini hanno portato a ricostruire quel che si ritiene essere un vorticoso “giro” di fatturazioni false - pari ad oltre 315 milioni di euro - emesse da diciannove società “cartiere” (ovvero con sedi fittizie) in molte Regioni italiane, «rappresentate da prestanomi di origine cinese e caratterizzate dal mancato assolvimento degli obblighi contabili, dichiarativi e di versamenti».
(Unioneonline)