Cuore e fabbrica. Forse lascerà il megafono, ma non toccategli le battaglie. Antonello Pirotto lascia la RSU dell'Eurallumina. Undici anni in prima linea: tuta verde, caschetto bianco o giallo. Dello stabilimento di Portovesme ha parlato al Papa e agli inquilini di Palazzo Chigi. Foto di gruppo che ''fissano'' la storia recente della politica italiana.

Un premier dopo l'altro e il ''governatore'' di turno, a Cagliari. Entrambi da convincere che si doveva ripartire, malgrado l'altalena degli ammortizzatori sociali. Ora la partita sembra chiusa, dopo 1500 giorni per la valutazione di impatto ambientale, c'è l'ultimo via libera per la fabbrica dell'alluminio. E Pirotto lascia. Via dalla RSU, la rappresentanza sindacale.

Come un campione che ha concluso la sua missione. Via nel momento della vittoria. Per centinaia di famiglie del Sulcis quella fabbrica fa rima con speranza. Per Pirotto è stata al centro di un impegno personale. Condiviso, certo, in una strada spesso in salita e scivolosa. È come se, ottenute le ''autorizzazioni'' per il riavvio dello stabilimento, lui abbia conquistato la sua personale: ''autorizzato'' a lasciare. Pur restando, scrive, ''nei quadri dirigenziali'' del sindacato. Poteva essere diversamente? Nel comunicato delle sue dimissioni Pirotto precisa che il cammino prosegue per la ''rinascita completa''. Significa la produzione, le assunzioni, il futuro, il mercato dell'alluminio e delle materie prime. Chi potrà togliergli tutto questo?

Dalla componente CGIL della RSU l'abbraccio di una frase: ''Abbiamo mangiato lo stesso pane, abbiamo condiviso gioie e dolori''. Insomma: ''E' finita un'epoca, un periodo storico che resterà negli annali del movimento operaio italiano''. Prepariamoci, parola di Antonello: ''Giacca verde e casco saranno sempre pronti'' .

Nicola Scano
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