Sono le 17.30 del sette febbraio del 2011. Il peschereccio Ulisse, in navigazione a strascico, a due passi dall'isolotto di Quirra, ha appena pescato con le proprie reti una bomba lunga tre metri e del diametro di cinquanta centimetri. Gli artificieri della Polizia di Stato di Cagliari stabilirono con precisione la provenienza: bomba da esercitazione sganciata da un aereo da guerra denominata GBU MK83 della lunghezza di 3000 millimetri, peso complessivo di 1014 libbre (447 chilogrammi), contenente una ridotta carica esplosiva. Qualche giorno dopo gli uomini della Questura di Nuoro e i Sommozzatori della Polizia di Stato di Olbia si immergono a pochi metri di profondità, davanti alla spiaggia di Murtas e intorno all'isolotto di Quirra. Si trovano davanti agli occhi un cimitero infinito di carcasse di residuati bellici di ogni genere, bombe e missili. Tutto viene sequestrato e documentato. In quel proscenio si sono utilizzate armi sperimentali in dotazione agli eserciti più disparati che nel poligono di San Lorenzo hanno provato di tutto e di più.

L'arrivo della Horizon Enabler apre scenari inediti con una domanda su tutte: per quale motivo è Vitrociset a farsi carico di queste esplorazioni marine? E poi: il ministero della Difesa e dell'ambiente sono coinvolti in questa missione? Di certo appare strano che una verifica di questa portata non sia affidata ad un soggetto terzo, ma sia effettuata da uno dei protagonisti della gestione del poligono. E lascia perplessi che tali operazioni vengano tenute in silenzio proprio quando sarebbe indispensabile trasparenza e informazione.
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