All’Istituto dei ciechi c’è un pianoforte in ogni stanza. Ci sono sculture e dipinti, realizzati da chi la struttura l’ha vissuta. Qui dentro tante persone hanno ricevuto un’istruzione di base, ma sono anche sbocciati talenti. Forse è pure questa magia ad aver conquistato i visitatori, migliaia, arrivati in via Nicolodi a Cagliari per l’apertura dell’Istituto in occasione delle giornate Fai: «Trecento solo nella prima ora», dice il Commissario straordinario Maurizio Porcelli. «Abbiamo aperto le porte per far conoscere questa realtà. Perché è un ente pubblico, e come tale deve restare aperto. Per anni la struttura è stata quasi un tabù: la gente passava davanti senza sapere nemmeno cosa ci fosse all’interno: non credeva potesse esserci tutta questa ricchezza, architettonica e culturale». 

Ed è proprio dalla cultura che è ripartito l’Istituto dei ciechi, con manifestazioni, presentazioni di libri, ma anche corsi di canto e pianoforte: «È basilare», prosegue Porcelli. «È il vero collante. Perché così si fa aggregazione. E le giornate Fai servono anche a far sapere che esiste un centro come questo, che eroga servizi e organizza iniziative culturali».

L’Istituto dei ciechi era nato a fine ‘800, il più antico d’Italia: negli anni aveva accolto i giovani non vedenti, che non potevano frequentare le scuole. Come Mariangela, che oggi vive a Roma: «Sono entrata nel ‘65, avevo quattro anni e mezzo, e sono uscita quando ne avevo diciotto. All’epoca c’era la divisione tra il reparto maschile e quello femminile, ma avevo ricevuto un’istruzione ottima. L’apertura è un bene per tutti». Lo pensa anche Giovanna, che lo frequenta tutt’ora: «C’è la possibilità di ospitare le persone e poter quindi usufruire della cultura come un’esperienza sensoriale, allo stesso modo delle persone cieche e ipovedenti, quindi utilizzando anche il tatto».

Proprio il tatto è la chiave della visita guidata: i manufatti realizzati ed esposti, son pensati per poter essere toccati, diversamente da quanto avviene in qualsiasi altro museo. Tra questi, anche riproduzioni di monumenti dell’isola, tanto fedeli da aver ricevuto l’approvazione del Ministero della cultura, che le ha definite identiche all’originale. C’è un mappamondo con rilievi e le scritte in braille, ci sono tavole tridimensionali: tutto, nei 9000 metri quadri dell’istituto, è pensato e costruito su misura. Così gli utenti hanno potuto conoscere il mondo e apprendere: una dipendente ha addirittura tradotto interi libri di testo, immagini comprese, in braille. Un universo che le persone stanno scoprendo grazie alle aperture Fai: «Queste giornate stanno crescendo col passare degli anni», spiega la Capo delegazione di Cagliari, Carla Floris. «La gente vuole conoscere. E così son cresciute anche le delegazioni Fai. Oltre alle Saline e alle Batterie Talmone, siamo riusciti ad aprire al pubblico anche nuovi siti, grazie a collaborazioni. L’Istituto dei ciechi è uno di questi».

Anche domani la struttura sarà aperta, dalle 9.30 alle 13 e dalle 16 alle 19.

© Riproduzione riservata