Incidente frontale con tre feriti. Uno, il più grave, viene subito preso in carico dai soccorritori del 118 e trasportato in ospedale. Un altro ha qualche contusione e non ha bisogno del trasferimento al pronto soccorso. Il terzo riporta alcune fratture, ha dolori lancinanti. Ma dovrà  aspettare quasi un’ora (almeno) dentro l’abitacolo: non ci sono ambulanze per aiutarlo. 

Succede a Cagliari. I fatti risalgono alla sera di mercoledì 11 ottobre. Due auto si scontrano frontalmente in viale Ciusa, all’altezza del cavalcavia dell’Asse mediano. Le responsabilità verranno ricostruite nei verbali della polizia locale. Intanto, bisogna aiutare chi sta male. 

La chiamata alla centrale operativa è tempestiva. La prima ambulanza arriva sul posto alle 21,35. Una sola. Gli operatori devono scegliere: si occupano del coinvolto che sembra in condizioni peggiori. Viene stabilizzato sopra una barella – spinalizzato, secondo la terminologia tecnica – e portato nel primo ospedale disponibile: il codice assegnato è rosso, ma non è in pericolo di vita. 

Lì, in viale Ciusa, dentro l’abitacolo di un’altra auto con la parte anteriore distrutta, resta un altro ferito. Si lamenta, chiede di essere medicato e invoca aiuto. 

Ma ad ascoltarlo non c’è nessuno che possa intervenire. In quelle ore, in un normale mercoledì sera cagliaritano, non ci sono ambulanze: tutte bloccate nei pronto soccorso della città o con equipaggi impegnati in altri interventi. 

Stando a quanto risulta dalle schede della centrale del 118, il mezzo con i volontari a bordo arriva 40 minuti dopo l’evento. C’è chi è pronto a tetsimoniare che in realtà i tempi sarebbero stati più lunghi. Ma anche 40 minuti, per un codice giallo – come è stato classificato – possono essere un’eternità. 

Dall’Areus, agenzia regionale per l’emergenza urgenza che deve gestire il 118, fanno sapere che come «cronicamente» accade, i pronto soccorso di Cagliari  stanno avendo difficoltà a liberare «quanto prima» le ambulanze e le barelle. Nella stessa fascia oraria, inoltre,  «si sono verificati più eventi e anche le medicalizzate Areus erano tutte impegnate». 

Chi è sul campo, dalla centrale fino all’ultimo dei volontari, si fa in quattro per aiutare le persone. Ma a quanto pare la coperta è troppo corta. 

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