La prima linea di difesa del sistema sanitario sardo contro l'emergenza coronavirus si trova a Cagliari, nel padiglione Malattie infettive dell'ospedale Santissima Trinità. Qui, in un'ala del terzo piano, separato da una porta a tenuta stagna, c'è il "reparto ebola".

Lo chiamano così perché fu realizzato sei anni fa, nel pieno dell'allarme per il pauroso e letale virus venuto dall'Africa. Ed è qui che saranno trattati gli eventuali casi di Covid-19 che, si spera mai, dovessero essere registrati in Sardegna. "È un reparto ad alto biocontenimento attrezzato per la cura di malattie super infettive - spiegano il direttore Sergio Piga e il capo dipartimento Aldo Caddori -, non solo il coronavirus, ma anche ebola, sars, mers e tutte le patologie ad alta contagiosità e pericolosità".

(Foto M. Ledda)
(Foto M. Ledda)
(Foto M. Ledda)

Le stanze di degenza sono tre in tutto. Le porte si aprono e si chiudono elettricamente, premendo un pulsante. Un sistema computerizzato filtra l'aria e tiene la pressione più bassa rispetto all'esterno, per impedire ai virus di uscire.

Sui letti sono puntate due telecamere ad alta definizione. Dalla control-room medici e infermieri possono osservare il paziente 24 ore su 24 e parlarci attraverso un citofono, monitorando i suoi parametri vitali a distanza. Questo per preservare il più possibile anche il personale dal rischio di contagio. I pazienti vengono spostati lungo percorsi dedicati ed esclusivi.

"Ogni caso sospetto viene monitorato - rassicura il commissario dell'Ats Sardegna Giorgio Steri -, inoltre con la Regione abbiamo un piano per ampliare le possibilità di ricovero. In mancanza di sintomi gravi, in attesa dei test, si procederà invece con l'isolamento domiciliare. La macchina regionale è rodata e funziona. Siamo fiduciosi".
© Riproduzione riservata