La scoperta di uccelli colpiti da influenza aviaria “richiede l’adozione immediata di misure di eradicazione”. Lo prevede il Regolamento Ue del 2021 che l’ha definita “malattia di categoria A, inserita fra le “big five”. Quindi “pur ribadendo che il rischio per l’uomo è estremamente basso e che soprattutto il virus non si trasmette attraverso il consumo di carni di pollame e uova, in caso di focolai negli uccelli tenuti in cattività o nel pollame il servizio veterinario della Asl agirà tempestivamente anche per altri eventuali casi che si possono presentare sul territorio di competenza con misure di controllo diretto”. Ossia con “l’abbattimento degli animali coinvolti e la distruzione di materiale contaminato o potenzialmente contaminato,  per evitare un ulteriore diffusione di questo virus particolarmente contagioso per i volatili domestici e selvatici”.

A chiarire cosa sta succedendo a Cagliari è il direttore della struttura complessa di sanità animale della Asl di Cagliari, Mario Ignazio Lai. Dopo la scoperta del focolaio di aviaria a Monte Urpinu, le sue squadre oggi stanno monitorando altre aree ricche di volatili di Cagliari. A seguiti delle polemiche il dirigente fa chiarezza sulle tappe che hanno portato alle dolorose decisioni sull’abbattimento di tutti gli uccelli dell’oasi verde. 

LA SCOPERTA. Due settimane fa una veterinaria dipendente del Comune  ha interpellato l’Asl  “per comunicare che a Monte Urpinu si erano verificate mortalità anomale nei volatili domestici o semidomestici che popolano il parco”. Le carcasse sono state inviate all’istituto zooprofilattico per gli esami di laboratorio.  “Poiché la mortalità non tendeva a bloccarsi”, spiegano dall’azienda sanitaria, “venerdì 27 ottobre è stato effettuato un sopralluogo per verificare la situazione sul posto: è stata rilevata la sintomatologia nervosa in un soggetto giovane di anatra e la presenza di 4 galline fortemente abbattute”.

Altre sei carcasse erano state conservate nei giorni precedenti. Il 4 novembre “il laboratorio dell’Izs di Sassari ha emesso il rapporto di prova che evidenziava la presenza del virus dell’influenza aviaria del sottotipo H5 in cervello, fegato e intestino di tutti gli undici animali rinvenuti morti”. 

L’ORIGINE. Come è arrivato il virus a Cagliari? La Asl spiega che “l’origine dell’infezione è probabilmente riferibile al fenomeno delle migrazioni invernali degli uccelli, in particolare anatidi selvatici, dalle fredde zone del nord, che possono fungere da portatori asintomatici”. Per gli esperti “è prevedibile immaginare un germano apparentemente sano, portatore di virus, che arriva a Cagliari dopo un lungo viaggio, si ferma nel laghetto di un parco dove riposa per qualche ora, disseminando il virus con le feci e contaminando l’ambiente, per poi riprendere la migrazione verso zone più temperate. Questo meccanismo potrebbe aver innescato la malattia a Monte Urpinu, determinando la morte degli animali delle specie recettive, soprattutto avicoli domestici".

NESSUNA ALTERNATIVA. Lo stamping out, l’abbattimento totale, è stato un obbligo: “È comunque probabile che molti altri animali sarebbero morti nei giorni successivi, se non si fosse provveduto al loro abbattimento, mantenendo alta la carica infettante nell’ambiente”, aggiunge Lai, per poi sottolineare: “È necessario precisare che i piccioni che popolano numerosi le nostre città sono poco sensibili ai virus influenzali e sono ritenuti poco importanti dal punto di vista epidemiologico per questa malattia”.

LA PREVENZIONE. Perché gli animali non sono stati vaccinati, come qualcuno chiedeva ieri durante la manifestazione in via Leo? “La vaccinazione routinaria attualmente non è consentita in Europa per questa malattia”, risponde il dirigente veterinario, “anche se in futuro è possibile che sarà presa in considerazione vista l’elevata diffusione di questi virus in diverse parti del mondo. Attualmente la malattia è presente in quasi tutti i continenti e sta provocando ingenti perdite economiche soprattutto in Europa e negli Usa”. 

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