«Non dimenticherò mai la paura che ho provato quel giorno: mi sentivo come un topo in gabbia, con le spalle al muro. Ora non esco più da sola, il pensiero di quell’individuo incappucciato che spunta dai cespugli mi perseguita». A raccontare l’episodio è Paola (nome di fantasia), che due anni fa – durante una delle sue passeggiate quotidiane nella zona del parco di Terramaini a Pirri – è stata fermata da un uomo che ha provato a metterle le mani addosso, inseguendola per diversi metri. I fatti risalgono alla primavera del 2021 ma l’autore dell’aggressione potrebbe essere lo stesso che domenica sera ha molestato una ragazza nella zona di via Newton, «non lontano – aggiunge Paola – da dove è successo a me. In linea d’aria saranno forse 500 metri o poco più».

«Ricordo che erano circa le 11 del mattino, dunque sono uscita di casa senza troppi pensieri. Il tempo era bello, neanche una nuvola in cielo. Mi sono concessa una passeggiata nel sentiero che corre lungo il canale. È un posto tranquillo, meta quotidiana di tanti runner e ciclisti», prosegue Paola, cercando di ripercorrere con esattezza quanto successo quel giorno. «Poi a un certo punto mi sono sentita osservata e dai cespugli è uscito lui, il maniaco. Era incappucciato, del suo viso ricordo solo che non era un giovane, poteva avere 50-60 anni come anche 40: era molto trasandato e sul momento non ho fatto caso ai dettagli».

Con l’ansia a mille si è poi guardata intorno, rendendosi conto che «le due donne che camminavano davanti a me ormai erano lontane. Ha aspettato che fossi sola, poi è uscito allo scoperto».

Secondo la giovane si tratterebbe di una persona «instabile, non so se fosse ubriaco». Poi, capendo di non avere via di fuga, l’ultimo disperato tentativo: «Avevo con me una borraccia di metallo da un litro e mezzo. Era piena, bella pesante. Così mi sono fatta coraggio e l’ho minacciato, dicendogli che se non mi avesse lasciata in pace mi sarei fatta giustizia da sola», confessa Paola.

Ed è andata bene. Perché l’uomo «vuoi per il mio tono di voce alto, vuoi per altro, si è allontanato. Da lì è iniziata la mia corsa disperata verso casa, avevo il cuore in gola. Mi fermavo per vedere se mi stesse seguendo ma non è stato così», conclude la ragazza. Poi l’articolo sul giornale, i post su Facebook sull’ultimo agguato ai danni di altre giovani. 

«Se sia la stessa persona non lo so, quel che è certo è che le dinamiche sono le stesse. E se si trattasse di due persone diverse sarebbe peggio ancora. Quando potremo sentirci al sicuro? Forse mai».

© Riproduzione riservata