A Cagliari con Calvino: il commento di Aldo Berlinguer
Il monito dello scrittore: "D'una città non godi le sette o settantasette meraviglie ma la risposta che dà a una tua domanda"Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Basterebbe rileggere "Le città invisibili", di Italo Calvino, per stilare un manifesto elettorale efficace per Cagliari. Quel dialogo immaginario tra Marco Polo e Kublai Khan, è infatti, ancora oggi, prepotentemente attuale e così le sue suggestioni, le sue immagini, vive e ribelli, rispetto al pensiero dominante.
Ricordiamone alcune: "La città non dice il suo passato, lo contiene come le linee di una mano, scritto negli spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre, negli scorrimano delle scale, nelle antenne dei parafulmini, nelle aste delle bandiere, ogni segmento rigato a sua volta di graffi, seghettature, intagli, svirgole". Oppure: "Le città, come i sogni, sono costruite di desideri e di paure". O ancora: "Ogni volta che si entra nella piazza ci si trova in mezzo ad un dialogo".
Sono immagini che, oltre ogni verbalizzazione, ci restituiscono un dato: la città come vissuto, come racconto, come sindone della sua esistenza. La città non è un elemento decorativo, estetico, da apparecchiare al visitatore di turno, è un organismo vivente, fatto delle vite passate e presenti di chi lo abita, lo vive. La tendenza, subita da molte città italiane, di offrirsi al pubblico come musei di chincaglierie luccicanti è lo specchio dell'insipienza di quegli amministratori che non hanno capito il valore del patrimonio storico e umano che i luoghi custodiscono e che, se recuperato, è un attrattore impareggiabile.
Aveva ragione Calvino: "Arrivando a ogni nuova città il viaggiatore ritrova il suo passato, che non sapeva più di avere".
Chi entra in una città si affaccia sulle vite degli altri, e perciò stesso ritrova la sua. Anche perché "la conoscenza ha questo di speciale: passa necessariamente attraverso se stessi" (Palomar).
C'è vita a Cagliari: non solo nei reperti archeologici, negli edifici medievali e rinascimentali, ma anche nei quartieri storici e popolari, nella Cagliari otto e novecentesca, nei mercati, nelle piazze e nelle chiese (che tanta gente accolgono). È questo che affascina chi vi capita: entrare in una storia vissuta, in atto, non in un racconto del passato. A chi arriva non interessa una natura morta, impugnare la cornetta a pagamento di un monumento, da riagganciare alla fine del nastro. Vuole ciò che Ippolito Nievo chiamava il paesaggio personaggio; la città è tutto il suo contesto: naturalistico e antropologico, non solo l'uno, non solo l'altro.
L'idea manieristica di una città per il turista, fatta di piste ciclabili, negozi patinati e fiori è semplice, digeribile, oziosa. Ma nasconde la sua vacuità e porta alla progressiva musealizzazione della città, da aprire al mattino e chiudere a chiave la sera. È una via facile, ormai dominante; ma una volta intrapresa diventa irreversibile e porta alla necrosi dell'organismo cittadino: gli anziani sono i primi ad andarsene, poi gli artigiani e i piccoli esercizi, poi, lentamente, gli altri. E il cuore cessa di battere: la città diventa una teca, con tanto di farfalline infilzate.
Ricordiamoci il monito di Calvino: "D'una città non godi le sette o settantasette meraviglie ma la risposta che dà a una tua domanda". La risposta che essa deve continuare a dare alle esigenze delle famiglie e dei single, degli anziani e dei giovani, dei ricchi e dei poveri. L'organismo, per vivere, deve avere tutti gli organi al loro posto, ognuno diverso dall'altro e tutti utili alla sua esistenza. Ogni volta che si è cercato di segmentare le città, con i consueti slogan: la città per gli anziani, per i giovani, per le famiglie.. si è dato vita a disastri urbanistici come il Librino a Catania, il Corviale a Roma, le Vele a Scampia, lo Zen a Palermo. E poi ce ne siamo dimenticati. Del resto, è noto: "Viviamo in un paese in cui si verificano sempre le cause e non gli effetti" (Il barone rampante).
Per cui, questa volta, ricordiamocelo: "Se alzi un muro, pensa a ciò che resta fuori!" (Il barone rampante). E se si sceglie di musealizzare la città attenzione a ciò che può conseguirne: B&B, souvenirs, pizze al taglio.…Un esempio: Siena viene girata dai turisti giapponesi in 45 minuti, con tutto ciò che ne discende in termini di ricchezza (che non si genera) e servizi (che vengono ampiamente utilizzati), bagni pubblici e nettezza urbana inclusi.
Occhio infine a forzare gli eventi, i processi, pensando di dover far in fretta a presentare il giardino fiorito all'inizio della stagione: "Alle volte uno si crede incompleto. In realtà è soltanto giovane" (Il visconte dimezzato).
Aldo Berlinguer
(Università di Cagliari)