Cagliari, delitto di via Milanole indagini ripartono da zero
Il perito scagiona l'indagata: il sangue sotto la scarpa non è della vittima e non si sa se l'impronta sulla sedia sia macchiata di sangue.Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Il sangue sotto la scarpa era tanto, ricopriva tutta la suola, ed era sangue umano, sangue di donna. Ma non era il sangue di Antonietta Piredda e neppure dell'indagata. Il perito Rita Celli non ha dubbi. E seppure non sia stato possibile stabilire se fosse sangue quello che copriva l'impronta del pollice destro lasciata sulla sedia trovata vicino al corpo (i reagenti hanno inquinato il reperto), ecco che l'amica della vittima viene scagionata. In altre parole: le indagini sul delitto di via Milano ripartono da zero, con tutte le difficoltà legate al tempo trascorso. Scoprire l'assassino nove mesi dopo non sarà facilissimo.
L'anziana insegnante in pensione, vedova, è stata uccisa nel suo lussuoso appartamento al terzo piano di via Milano 67 nel pomeriggio del primo maggio 2009: si è sospettato della colf filippina con la quale la Piredda aveva un contenzioso legato agli straordinari, dei barboni che la pensionata beneficiava con regalie continue, delle tante persone alle quali l'ex insegnante doveva soldi. Per settimane le indagini della Polizia, coordinate dal sostituto Rossana Allieri, si sono concentrate su queste piste. Poi, all'improvviso, era saltata fuori una traccia: sotto la sedia alla quale la vedova - colpita a morte su bocca e fronte, forse con due oggetti, forse da due persone - gli esperti della Scientifica arrivati da Roma avevano rilevato l'impronta digitale di un'anziana amica della Piredda. Su quell'impronta c'era una macchia che poteva essere sangue. «Pista inverosimile», l'avevano definita, scettici, gli inquirenti che già avevano sentito la donna, frequentatrice della casa di via Milano insieme al marito. Comunque avevano dovuto iscriverla sul registro degli indagati per procedere con l'accertamento sull'impronta insanguinata. E allora gli esperti avevano controllato anche l'abitazione dell'indagata. E lì era saltata fuori una scarpa con liquido organico, non si sapeva se umano o animale. In gennaio il primo responso: è sangue umano, appartiene a una donna. Quindi: da un lato i periti avevano difficoltà a capire se sull'impronta del dito sulla sedia ci fosse sangue o meno perché i reagenti utilizzati per rilevarla hanno inquinato il reperto al punto che è stato impossibile estrarre Dna perfino sulle cellule epiteliali. Dall'altro trovavano sotto la scarpa conferme alla pista «inverosimile». Ma poi, la comparazione del Dna ha scagionato l'indagata. Così non sarà neanche necessario cercare di scoprire a chi appartenga quel sangue: intanto, e lo ha fatto rilevare ieri mattina l'avvocato Leonardo Filippi nel corso dell'incidente probatorio davanti al gip Daniela Amato, c'è una possibilità che pure il sangue sotto la scarpa abbia subìto un inquinamento visto che il reperto è stato custodito in una busta non sterile. In secondo luogo, per risolvere il giallo di via Milano non serve a nulla scoprire dove come e quando l'amica della vittima si sia macchiata la scarpa di sangue. L'importante è che non sia sangue di Antonietta Piredda e neanche dell'indagata che altrimenti, in quel caso sì, avrebbe dovuto giustificare il come, quando e perché: si sarebbe potuto sospettare che si fosse ferita durante un litigio sfociato nel delitto.
E allora si ricomincia daccapo. Chi ha ucciso Antonietta Piredda? L'assassino era solo? Perché ha ucciso? Come ha ucciso? I quesiti di nove mesi fa sono di stretta attualità.
MARIA FRANCESCA CHIAPPE