Una vendetta o un incidente durante un tentativo di furto: non è chiara l'origine dell'incendio divampato nelle prime ore di ieri mattina all'interno del capannone della Imbi srl, una ditta che si occupa di impianti elettrici. Il rogo, divampato intorno alle 2,30 nel pian terreno dello stabile, uno spazio di circa 500 metri quadrati adibito a magazzino, è stato domato dai vigili del fuoco nel corso di un intervento che si è concluso soltanto a mattina inoltrata. Distrutti diversi costosi macchinari e parecchie matasse di cavi elettrici. I danni, secondo la stima dell'amministratore dell'azienda, Alessandro Meloni, 46 anni, ammontano a «800 mila, forse un milione di euro». L'azienda è assicurata. Il bilancio sarebbe stato ben più gravoso se i vigili del fuoco non fossero riusciti a impedire che le fiamme raggiungessero il primo piano del capannone, dove si trovano gli uffici dell'azienda: i danni, qui, si limitano a una patina di fuliggine che ha annerito muri, scrivanie e computer.

LE PISTE Il capannone si trova in via Ticca, all'uscita della città, in direzione della 554, non lontano dal campo nomadi. Nel cortile, sono parcheggiati auto e furgoni carichi di costose apparecchiature con cui i tecnici della Imbi effettuano interventi di manutenzione in tutta l'Isola (anche per conto della Telecom). «Se qualcuno avesse voluto farci del male, avrebbe incendiato quelle», ragiona Alessandro Meloni: «I danni sarebbero stati ben superiori». All'ipotesi dell'intimidazione, del rogo doloso appiccato per colpire l'azienda fondata 28 anni fa da suo padre l'imprenditore non crede: «Non riesco davvero a immaginare chi potrebbe avere motivo di farci un attentato».

PORTA FORZATA Parole che Meloni ha ripetuto anche ai carabinieri che, coordinati dal comandante della Compagnia di Cagliari, il capitano Paolo Floris, indagano sull'episodio. Nelle mani degli investigatori, il rapporto dei vigili del fuoco che parla di «probabile origine dolosa». Significa che una traccia certa del fatto che le fiamme siano state appiccate apposta non è stata trovata. In compenso, c'è un indizio molto significativo: la porta del capannone presenta tracce di forzatura. Qualcuno l'ha scassinata. Forse per dare fuoco.

IPOTESI FURTO O forse per altro. Alessandro Meloni ha una sensazione: «Qualcuno potrebbe essere entrato nel capannone per rubare: in magazzino abbiamo delle grosse trecce di rame, molto ambite visti i prezzi di mercato raggiunti da questo minerale». Il rogo potrebbe essere stato provocato per incidente: «Sarebbe bastato che il ladro, incautamente, ne abbia poggiato una su uno dei grossi accumulatori che si trovano nel nostro capannone per provocare l'incendio». Un'ipotesi suffragata dal fatto che già altre volte la Imbi srl ha subito furti di questo tipo.

FERIE SOSPESE Sciogliere il rebus, comunque, è compito dei carabinieri. Per il titolare e i dipendenti dell'azienda (una ventina fra operai, impiegati e tecnici) si tratta invece di rimboccarsi le maniche per fare in modo da poter riprendere il lavoro il prima possibile. Tutti, anche a costo di rientrare dalle ferie, ieri erano all'opera separare la merce da buttare da quella recuperabile e, per quanto possibile, ripulire.

MARCO NOCE
© Riproduzione riservata