Paura del contagio ma anche meno soldi in tasca dopo quasi due anni di pandemia: e i ristoranti a Cagliari, persino nel weekend alla Marina, restano vuoti e - quando proprio va bene - si pareggiano le spese con gli incassi.

"Dopo le festività natalizie è normale che la clientela scarseggi – sospira Ilio Todde, titolare de L'Oca bianca in via Napoli – ma questo mese è peggio del peggior gennaio”. Per Maurizio Dedoni del ristorante Sa Schironada in via Baylle “crollo del 70 per cento dei coperti: prima per cenare qui si doveva prenotare, ora si arriva e ci si accomoda tranquillamente”.

Fortunatamente l’estate 2021 è andata bene: oggi dunque si sopravvive con i soldi entrati nel registratore di cassa durante la bella stagione, e si cerca di tirare avanti di fronte al gigantesco punto interrogativo che è il futuro.

Per Letizia Fois, cameriera nel bar-ristorante L'Ambasciata in via Barcellona, “si stanno erodendo i guadagni estivi per tirare avanti ora e offrire comunque un servizio, anche perché tra stagione fredda e pandemia non si vede un turista per strada”. Per i ristoranti, questo ritmo blando incide più che per altre attività. “Gas, elettricità e cibo costano di più, ho dipendenti ai quali gli incassi non consentirebbero nemmeno di pagare straordinari”, spiega Sergio Cannas, titolare di Ci pensa Cannas in via Sardegna.

Alberto Melis, ristoratore, vice presidente del Consorzio dei commercianti del centro storico e componente - nella Confcommercio Sud Sardegna - della Fipe, cioè la Federazione del pubblici esercizi: “Per noi ristoratori, e per tutto l'indotto che sta soffrendo tantissimo quest'alta infettività della variante Omicron, è una prova di resistenza: dobbiamo restare in piedi un paio di mesi rinunciando ai guadagni, e questo riguarda tutti i ristoranti sardi. Tra contagi, quarantene e paura del virus, dobbiamo solo confidare che proprio i contagi ci rendano immuni e aspettare un paio di mesi”. 

DANNI ALLA SALUTE MENTALE – Isolamento, congelamento delle relazioni sociali e delle occasioni di svago, perdita del posto di lavoro o smartworking e didattica a distanza: con tutto questo, a pagare le spese della quarta ondata, c’è anche la salute mentale. 

“Gli studi fatti sulla popolazione in generale dimostrano un significativo aumento di ansia, depressione e rabbia – avverte Bernardo Carpiniello, direttore della struttura complessa di Psichiatria dell'Aou di Cagliari – e nell'ultimo periodo la situazione è ulteriormente peggiorata, perché quando sembrava che la pandemia si stesse in qualche modo spegnendo, è arrivata questa quarta ondata, con la variante Omicron”.

"Nel periodo del lockdown c'è stato un forte calo dell'accesso alle cure nel servizio pubblico, sia per la paura del contagio, sia perché le strutture hanno dovuto adottare restrizioni e molti reparti e posti letto sono stati convertiti al Covid. In parte abbiamo provato a seguire i pazienti con telefonate e videochiamate – spiega il professore –. Poi pian piano si è cercato di tornare alla norma e due cose sono state subito evidenti: un progressivo incremento di richieste d'aiuto tali da richiedere interventi terapeutici, e il peggioramento dei sintomi dei pazienti già in cura (o la ripresa di situazioni prima in remissione)”. 

(Unioneonline)

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