L’hanno spedita dall’altra parte del mondo. Nella notte appena trascorsa, la Golar Arctic, la nave da trasformare in rigassificatore per la Sardegna, navigava nelle strette acque del canale di Panama, a cavallo tra la Costa Rica e la Colombia. Novemila chilometri dalla banchina di Portoscuso, dove la Snam la voleva far entrare a tutti i costi, nonostante un porto inaccessibile, senza un fondale utile per far rimorchiare quel gigante dei mari. Spedita ai confini dell’universo, nonostante la società di Stato l’abbia acquistata per l’imponente cifra di 269 milioni di euro, una botta di soldi senza precedenti, tanti quanti ne sarebbero serviti per l’avvio di un serio piano di rinascita energetico per l’Isola.

Deriva energetica

Un viaggio senza meta, visto che il transponder satellitare dichiara che la nave è diretta nel Canale di Panama, il che significa che potrebbe fermarsi in un limbo tra il Mar dei Caraibi e le isole paradiso fiscale delle Cayman, certamente non in rotta per Portoscuso. Un viaggio nell’ignoto che sembra coincidere con la rotta del naufragio che lo Stato ha tracciato per la Sardegna, l’unica regione d’Europa senza gas e senza futuro energetico. Una rotta sempre più confusa, con sbandate che si addicono più ad uno slalom perverso, tracciato da dilettanti allo sbaraglio incapaci di affrontare e risolvere questioni strategiche e rilevanti. Sempre che l’obiettivo non fosse proprio quello di spedire la Sardegna alla deriva energetica, sotto l’egida dei poteri forti e il silenzio complice delle istituzioni a tutti i livelli.

Il blitz di Arera

Di certo nelle prossime ore, Autorità regolatrici e società di Stato, cercheranno in tutti i modi di scrivere l’epitaffio-necrologio finale per il progetto di portare il gas in Sardegna. Il blitz è fissato per domani, quando scadrà il termine che Arera, l’Autorità per l’energia, ha segretamente fissato perché le società energetiche presentino i nuovi piani per la Sardegna, da riscrivere tutti al ribasso, cancellando persino la Golar Arctic, che la Snam aveva comprato lo scorso anno, anticipando lo stesso decreto del governo sul piano del gas per l’Isola. Soffiano venti pesanti sulla Sardegna, non solo perché il Governo di Roma continua ad ignorare la Regione, ma anche perché ad oggi non si intravvede un minimo barlume di piano d’azione di viale Trento per scongiurare l’ennesimo attacco all’autonomia energetica dell’Isola. Il risultato ottenuto dall’Avvocatura Regionale al Consiglio di Stato, con il ribaltamento della sentenza scandalo del Tar Lazio sul decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, rischia di essere inutile se non si porrà, sul tavolo di Roma, una proposta energetica seria, chiara, definita e autorevole per il futuro della Sardegna.

Sulla testa dei sardi

La realtà è più grave di quel che si possa pensare: tutto, infatti, si sta decidendo sulla testa dei sardi senza alcun coinvolgimento delle istituzioni regionali. La missiva di cui siamo entrati in possesso è, infatti, riservata alle poche società di Stato coinvolte nell’attuazione del piano scellerato del Governo per isolare e rendere la Sardegna totalmente dipendente dall’esterno. A scrivere e firmare è Andrea Oglietti che dell’Arera, l’organo di regolazione energetica, è il direttore.

Lettera secretata

I passaggi della lettera sono tutti protesi a dimostrare che i piani sino ad oggi presentati da Snam & company sono destituiti di fondamento, senza un supporto documentato di un mercato potenziale che giustifichi quegli investimenti in termini di costi e benefici. In pratica Arera sostiene che non esiste un numero sufficiente e giustificabile di utenti sardi capaci di “pagare” gli investimenti, neanche quelli minimi ipotizzati dalle società energetiche. La conclusione del ragionamento è da “discriminazione energetica”: i piani per la Sardegna e i sardi devono essere tutti riscritti al ribasso, a partire dalla realizzazione di un rigassificatore galleggiante, come quello previsto nella Golar Arctic, la nave costata un patrimonio ed ora spedita ai confini con i Caraibi.

Il cerchio si chiude

Che il cerchio si stia chiudendo lo si evince dai termini perentori della missiva riservata: «Sulla base di quanto sopra evidenziato si chiede alle vostre società di inviare una nuova versione dei documenti scenari sulla “virtual pipeline” nel più breve tempo possibile comunque non oltre il 13 gennaio 2023». Una partita, quella dell’energia, che si sta, dunque, consumando in queste ore con nuovi scenari, tutti al ribasso, imposti da Arera, ma probabilmente suggeriti proprio dai player più importanti di questa vicenda, guarda caso tutte società di Stato, da Snam a Eni, da Enel al Terna.

Ultimatum

Dunque 24 ore di tempo per cancellare investimenti e strategia, anche a costo di venir meno a quanto scritto nello stesso decreto di Draghi con il quale era stata commissariata la Sardegna. Dalla comunicazione di Arera, infatti, si evince che quel provvedimento era stato adottato su progetti campati per aria, degni di un vero e proprio stato confusionale. Sotto accusa ci sono gli stessi piani attuativi predisposti da Terna e Snam per quel decreto, già di per sé devastante per la Sardegna. Scrive l’Autorità: «Tali documenti, unitamente al rapporto di sintesi delle osservazioni ricevute e delle controdeduzioni dei gestori, sono stati esaminati nel corso della Riunione d'Autorità nella quale il responsabile del procedimento ha informato il Collegio dell'Autorità circa la necessità di ulteriori approfondimenti sulle assunzioni considerate ai fini della definizione degli scenari energetici di riferimento, nonché sulla configurazione infrastrutturale ottimale per il collegamento virtuale».

Tutto da rifare

Tradotto dal burocratese, significa tutto da rifare. E le motivazioni sono vere e proprie sentenze senza appello. Alla base dei ragionamenti di Arera c’è un dato su tutti che emerge dirompente: l’esame dei costi benefici. La posizione dei signori dell’Autorità è sintetizzabile: non è conveniente realizzare le opere previste e pertanto la Sardegna deve restare senza gas. Un ragionamento meramente economico-commerciale, che peggiora ulteriormente un’indicazione già contenuta nello stesso decreto Draghi con la quale si puntava a servire solo una minima parte dell’Isola, ignorando gran parte del territorio regionale, privo di dorsali e reti.

Dal low cost al niente

Se Draghi puntava ad un’ipotesi da low cost, il minimo possibile, ora Arera invoca di fatto il taglio anche del minimo. E dove l’Autorità voglia andare a parare lo si evince dalla richiesta esplicita fatta alle società di Stato invitate «a fornire maggiori informazioni sulla domanda di gas in Sardegna valutando la penetrazione del gas naturale negli anni più recenti e sviluppando un’analisi di sensitività della domanda sulla base del prezzo del gas anche tenuto conto delle recenti dinamiche di mercato».

Industria, i dubbi

In dubbio l’Autorità mette la stessa economicità del gas per l’area industriale del Sulcis chiedendo a Snam di fornire maggiori informazioni sulle funzioni utilizzate per la stima della domanda per usi residenziali e per usi industriali, in particolare legati al settore dell’alluminio e per i trasporti marittimi. Come dire: le vostre previsioni sono sovradimensionate rispetto ai trend attuali, compresi i dubbi sulla ripresa della filiera metallurgica. L’invito a modificare le previsioni del decreto del Governo è esplicito: «Si ritiene opportuno richiedere alla società Snam una nuova versione del documento sulla virtual pipeline (la rete virtuale del gas) che valuti anche soluzioni alternative rispetto a quelle prospettate, eventualmente diverse da quelle previste dal Decreto del 29 marzo 2022».

Base ad Oristano

L’Arera, infine, si spinge sino alla bocciatura totale del rigassificatore galleggiante di Portovesme, per aprire l’ipotesi di realizzare ad Oristano un solo punto di approvvigionamento per il sud e centro dell’Isola: «In particolare si segnala l’opportunità di valutare tra le diverse soluzioni alternative ipotizzabili una soluzione che consideri un unico terminal per la zona sud e centro in ragione del fatto che la nave-rigassificatore già individuata per il sud, la Golar Arctic, con la capacità di stoccaggio compresa tra 120.000 e 140.000 metri cubi di Gnl risulta già sovradimensionata anche rispetto a previsioni di domanda non conservative». Praticamente bocciata: sovradimensionata e inutile. E, infatti, per adesso naviga nei mari dei Caraibi, tanto il futuro energetico della Sardegna è alla deriva.

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