Né favorevoli né contrari. Al momento, viaggia su un terreno neutro il ddl sulle aree idonee approvato giovedì dalla Giunta, primo passaggio di un percorso burocratico-normativo che sulla carta può durare sino ai primi di gennaio, quando scadono i 180 giorni assegnati alle Regioni per legiferare sulla mappatura green. Ovvero, indicare dove possono o non possono essere realizzati gli impianti. Diversamente, prevede il decreto nazionale a firma di Pichetto Fratin, sarà Roma a decidere d’imperio l’ubicazione.

La linea dei sindaci sta scorrendo lungo il canale della prudenza per un motivo: solo da ieri la delibera 36/1, con la relazione e i sette allegati, è online sul sito della Regione. Daniela Falconi, la presidente di Anci Sardegna, l’associazione dei Comuni, fa capire benissimo l’aria che tira tra le fasce tricolori. «L’esame del ddl è appena iniziato – chiarisce -. Siamo ancora in fase di lettura. Ci riserviamo di verificare, controllare e approfondire ogni singolo allegato e chiedere di essere auditi in Consiglio regionale, qualora se ne ravvisassero le ragioni».

La valutazione del ddl è in ogni caso più avanti di quanto si lasci intendere. Tanto che sul tavolo della politica vengono poste le prime questioni, in arrivo dai territori. La più importante riguarda la realizzazione dei grandi impianti eolici, quelli «con diametro del rotore superiore a 55 metri» e «altezza del mozzo che va oltre i 75», come si ricava dai documenti della Giunta. Dalla Regione, a domanda precisa, spiegano che «questa tipologia di Fer verrà limitata al massimo».

Se e quando le fasce tricolori verranno nuovamente sentite dalla Giunta sulle aree idonee, non è dato saperlo. In ogni caso, mercoledì il ddl approda in Consiglio regionale.

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