Sono quasi 123mila i sardi che vivono in territori a rischio allagamento in caso di alluvione: il 4% dell'estensione dell'Isola.

Il dato risulta dall'incrocio di numerosi parametri – idrografici, pluviometrici, anagrafici e scaturiti dallo studio di eventi del passato – ed è riportato nell'ultimo "Rapporto sulle condizioni di pericolosità da alluvioni in Italia e indicatori di rischio associati" dell'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) necessario, per usare le parole del suo presidente, Stefano Laporta, «al nostro Paese per fondare strategie e programmi per gestire e mitigare» i pericoli causati dalle piogge.

Gli eventi alluvionali negli ultimi anni in Sardegna si sono susseguiti, intensi e letali. Ottobre 2008, novembre 2013, ottobre 2018, novembre 2020. Una ciclicità sempre più ravvicinata che rischia di far riconsiderare i parametri di studio. Intanto, il quadro è tracciato. Ispra ipotizza tre possibili scenari. Quello delle aree allagabili con alta probabilità a seguito di eventi alluvionali, con tempi di ritorno compresi fra 20 e 50 anni. Poi l'ipotesi con un periodo di ripetizione del fenomeno che viaggia fra 100 e 200 anni (probabilità media o alluvioni poco frequenti). E infine lo scenario meno probabile, ma più estremo, con tempi di ritorno superiori a 200 anni.

Enrico Fresu

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