Il rapimento di Silvia Melis è uno dei casi di sequestro più noti avvenuti in Italia negli anni '90. L'evento si è verificato il 19 febbraio 1997 a Tortolì, quando un gruppo di uomini armati ha prelevato la giovane imprenditrice dalla sua auto mentre si recava al lavoro.

Il sequestro e le indagini

Silvia Melis, all'epoca 27enne, fu rapita nelle prime ore del mattino da un commando armato, che la costrinse a salire su un fuoristrada. Il caso destò subito grande clamore, portando le forze dell'ordine a mobilitarsi rapidamente. Le indagini indicarono fin da subito la matrice dell'Anonima Sequestri.

I lunghi mesi di prigionia

Per quasi quattro mesi, Silvia Melis fu tenuta prigioniera in condizioni estremamente difficili, nascosta in un rifugio tra le montagne dell'Ogliastra. Durante il sequestro, la famiglia ricevette richieste di riscatto per il rilascio della giovane, ma le trattative furono complesse e condizionate dal timore per la sua incolumità.

La liberazione

Finalmente, il 14 giugno 1997, Silvia Melis fu rilasciata in seguito a un'intensa attività investigativa e al pagamento di un riscatto, il cui importo non è mai stato ufficialmente confermato. La sua liberazione fu accolta con grande sollievo e gioia da parte della famiglia e dell'opinione pubblica italiana.

Le conseguenze del rapimento

Il sequestro di Silvia Melis rappresentò un punto di svolta nella lotta ai rapimenti in Sardegna. Le forze dell'ordine intensificarono la repressione dell'Anonima Sequestri, portando all'arresto di numerosi esponenti del gruppo criminale e alla progressiva riduzione di questo fenomeno.

Conclusioni

Ancora oggi, il rapimento di Silvia Melis rimane un caso emblematico nella storia della criminalità in Italia, simbolo di un periodo difficile per la Sardegna. La sua vicenda ha contribuito a sensibilizzare l'opinione pubblica sull'importanza della sicurezza e della lotta contro la criminalità organizzata.

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