La battaglia di Quartu Sant’Elena: quando la Sardegna respinse l’invasione francese
L’11 febbraio 1793 le truppe francesi tentarono di conquistare Cagliari, ma la resistenza sarda inflisse loro una pesante sconfitta, segnando una delle prime battute d’arresto di Napoleone BonaparteUna rappresentazione della battaglia (Wikipedia)
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L'11 febbraio 1793 la Sardegna fu teatro di un tentativo di invasione da parte della Francia rivoluzionaria. L'operazione militare, parte delle guerre rivoluzionarie francesi, aveva l'obiettivo di conquistare Cagliari e annettere l'isola al dominio francese. Tuttavia, la resistenza locale riuscì a respingere l'attacco, segnando una delle prime sconfitte militari della Francia in quel periodo.
Lo sbarco francese a Quartu Sant'Elena
Le forze francesi, dopo aver occupato temporaneamente l'isola di Sant'Antioco, tentarono lo sbarco sulla spiaggia di Quartu Sant'Elena. Il piano prevedeva un'avanzata rapida verso Cagliari, ma le truppe sardo-piemontesi e la popolazione locale opposero una resistenza determinata. I quartesi, armati di fucili e artiglieria leggera, riuscirono a infliggere pesanti perdite agli invasori, costringendoli alla ritirata.
La difesa di La Maddalena e il ruolo di Napoleone Bonaparte
Parallelamente all'attacco su Cagliari, un'altra spedizione francese tentò di conquistare l'arcipelago di La Maddalena. A guidare l'assalto dell'artiglieria vi era un giovane ufficiale corso: Napoleone Bonaparte. Tuttavia, la difesa eroica guidata dal comandante sardo Domenico Millelire respinse l'attacco, segnando una delle prime sconfitte di Napoleone.
Le conseguenze dell'invasione francese
Il fallimento dell'invasione rafforzò il sentimento di indipendenza dei sardi. Nei due anni successivi, il malcontento verso il governo piemontese sfociò nei moti rivoluzionari sardi del 1794, culminati con la cacciata dei funzionari sabaudi dall'isola.
Conclusione
L'episodio dell'11 febbraio 1793 rimane una pagina cruciale della storia sarda. La vittoria contro le truppe francesi dimostrò il valore della popolazione e alimentò le aspirazioni autonomiste dell'isola. Ancora oggi, questi eventi vengono ricordati come simbolo di resistenza e identità sarda.