È una storia infinita di affari miliardari, di dollari e di rubli. Una macchina da soldi, fatta di gas e petrolio, miniere e metalli preziosi. Una rete silenziosa e segreta, nascosta e parallela. Dalla Duma, sede del parlamento russo, al Cremlino, residenza presidenziale dello Zar di Russia, dalle “dacie” dorate nascoste nelle periferie di Mosca alle residenze da mille e una notte della Costa Smeralda. È l’ascesa fulminante di uomini chiamati «oligarchi», di anonimi signori russi diventati di punto in bianco magnati senza confini. Moltiplicatori di denaro, con l’innata sensibilità per la ricchezza smisurata, tutta da consumare ed esibire nella acque cristalline dell’Isola di Sardegna. Yacht miliardari, jet paradisiaci e residenze mozza fiato, tutti simboli della magnificenza russa, quella più smodata e opulenta, sbarcata agli albori della Perestroika nella terra del mirto e del lentischio.

Gli uomini dello Zar

Nomi e cognomi, alcuni insigniti persino della cittadinanza onoraria sarda, tutti con il «pedigree» di uomini dell’ultimo zar di Russia. I legami sono tutti secretati, nascosti da un’informazione moscovita che non ammette deroghe: chi parla del capo e del suo sistema finisce in gattabuia. Eppure i servizi di investigazione internazionale in queste ultime ore sono scatenati per aggiornare nel dettaglio la ragnatela dei rapporti, dei conti corrente, del passaggio copioso di denaro e di affari in giro per il mondo, a partire dalla Sardegna. Ci sono i compagni di giochi di Putin, quelli che hanno condiviso la passione per lo judo, coloro che hanno frequentato i sobborghi nascosti del KGB, il più potente dei servizi segreti dell’ex Unione Sovietica, sino alle love story del Palazzo. Ci sono le passioni confessate, dalla scherma alla ginnastica artistica, a quelle capaci di legare in maniera indissolubile storie di cuore e affari d’alto bordo. Ci sono le stanze riservate che si aprono senza bussare, i magnati più potenti del cerchio magico di Putin che godono del libero accesso nell’alcova più esclusiva del Cremlino.

Legami secretati

I legami indissolubili tra la carriera agonistica e olimpica di una giovane donna, indicata dai servizi segreti di mezzo mondo come l’amante nientemeno che del Presidente della Federazione Russa. Di certo la cerchia ristretta dei capitalisti estremi, nati e cresciuti nello Stato che fu la culla del comunismo, si sta organizzando. Obiettivo non dichiarato: sfuggire alle maglie sempre più strette delle sanzioni che si stanno per abbattere sull’economia russa, o meglio sugli uomini più influenti e vicini a Vladimir Putin. I servizi segreti finanziari più attrezzati al mondo, da quello americano a quello londinese, hanno fatto scattare da tempo, dai tempi dell’occupazione della Crimea, una vera e propria caccia all’uomo, ai gioielli di famiglia disseminati in giro per paradisi dorati e a quel flusso infinito di rubli trasferiti con mille triangolazioni finanziarie nelle banche di mezzo mondo. L’inconfessabile obiettivo non era un segreto: trasformare una valanga continua di rubli in una montagna di dollari.

Black list dei magnati

Oggi più che mai questo è il mood del passaparola: nascondere, cedere quote, triangolare evitare in ogni modo quella black list, americana, europea e inglese, che metterebbe a rischio una catena finanziaria che il Cremlino ritiene comunque fondamentale per tenere in piedi l’architrave “privatissima” dell’ex Unione Sovietica. Il primo dei grandi magnati russi in terra sarda ha la stazza proporzionale al suo Dilbar, il più imponente yacht al mondo. Lui è Alisher Usmanov (nella foto in alto con il presidente russo), uno che con Putin condivide passioni e interessi, con un particolare non di poco conto vergato nei cablogrammi dei servizi segreti. Il magnate è, infatti, sposato con Irina Viner, ritenuta una delle più grandi allenatrici di ginnastica dell’impero russo. Non un dettaglio nello scacchiere dell’alta finanza.

L’olimpionica e il sovrano

La moglie di Usmanov, infatti, è ritenuta l’artefice dell’ascesa olimpica di Alina Kabaeva, medaglia d’oro alle Olimpiadi del 2004, indicata dai report criptati l’amante nientemeno che di Vladimir Putin. È lui, Usmanov, dunque, una delle “prede” più ambite delle sanzioni mondiali postume allo sbarco dell’esercito russo in terra d’Ucraina. Da Londra a Washington si susseguono le richieste di blocco dei conti, degli affari e il sequestro degli averi di uno degli uomini ritenuti più legati al nuovo zar di Russia. La sua biografia è costellata di acciaio e social, miniere e media. Ha investito per primo su Facebook, oltre 200 milioni di dollari, detiene il gigante dell’acciaio Metalloinvest. Per l’uomo più vicino a Putin, che si considera sardo d’adozione, il comune di Arzachena gli ha anche conferito la cittadinanza onoraria, il patrimonio stimato è ciclopico: 16,4 miliardi di dollari.

Di casa nell’Isola

È l’identikit perfetto dell’oligarca, quello per colpire direttamente il presidente russo. E lui, Usmanov, in Sardegna, è di casa. Per il suo yacht miliardario, 156 metri di lunghezza, hanno costruito persino un molo apposito nel cuore di Porto Cervo. Una vera e propria città fantasmagorica (la foto a destra) da 800 milioni di dollari di valore. Dilbar, il nome della nave fattasi yacht, però, ora, non si sa dove sia finito. Solitamente il gigayacht più grande del mondo, anche fuori stagione, quando non è nelle acque turchesi della Costa Smeralda, saltella tra la Spagna e il Mediterraneo. Questa volta no, i radar l’hanno perso di vista. Di certo non ha lasciato il molo A del porto del Principe Aga Khan Karim per la preoccupazione dell’aumento del costo del carburante.

Pieno milionario

Anche l’ultima volta che ha fatto il pieno non ha battuto ciglio: oggi un rifornimento di 500.000 litri gli costerebbe più di un milione e mezzo di dollari. Poca roba per uno che nelle vene, al posto del sangue, gli scorrono gas e petrolio. La ragione della sua scomparsa dai tracciati di mare è ben altra. Il rischio è che le sanzioni post Ucraina lo colpiscano pesantemente a partire dal sequestro di beni economici e materiali. Lo stesso dicasi per l’altro sfarzoso mezzo, questa volta aereo, un Airbus 340-300, valore 350 di milioni di dollari, (nella foto) per il quale Usmanov ha opzionato l’hangar più grande dell’aeroporto di Olbia, quello della fu Meridiana. L’aereo, uno dei più grandi jet al mondo, giusto per non smentirsi, aveva il suo “parcheggio” fisso proprio allo scalo del Costa Smeralda. Anche in questo caso non poteva passare inosservato, era talmente imponente, che non ci stava. La coda dell’aereo, costretta a restare fuori dall’hangar, fu, sin dall’inizio, la più fotografata dello scalo sardo. Scomparso anche il colosso dei cieli. Resta in terra sarda Villa Violina, incastonata a Liscia di Vacca, nel cuore della Costa Smeralda, una delle più esclusive residenze del jet set del lusso sfrenato.

Il Forte russo

Se Usmanov è certamente, anche secondo la rivista mondiale Forbes, il più appetibile per le sanzioni mondiali del dopo Ucraina, lo spettro d’azione resta in Sardegna anche per l’altro oligarca che ha messo radici nell’Isola. Questa volta nel sud dell’Isola. Vent’anni fa insieme agli astronauti russi, ammaliati dalle piscine ad alta densità salina, sbarcò tra Pula e Santa Margherita, una famiglia sconosciuta ai più: i Bazhaev. Dalle vacanze all’acquisto del gioiello turistico inventato dal Charles Forte il passo fu breve. Con un’offerta da 180 milioni di euro i fratelli russi strapparono l’acquisto niente meno che alla Gazprom, il gas di Stato russo, e alla Qatar Holding, degli emiri qatarioti. I fratelli Bazhaev per mettere in cassaforte il gioiello del Forte Village, nel cuore delle spiagge più affascinanti dell’Isola di Sardegna, hanno costruito una vera e propria rete societaria impenetrabile. Quasi a prova di sanzioni internazionali.

Paradisi fiscali

Per risalire alla proprietà, il Forte Village risulta ufficialmente della Progetto Esmeralda Srl, stando ai documenti in nostro possesso, bisogna passare per tre paradisi fiscali: Lussemburgo, Belize e Cipro. E’ qui, in quest’ultimo registro criptato, che spunta la Quarmine Limited. Una holding che a sua volta controlla altre tre società, dentro la quale spuntano due dei Bazhaev, il numero uno Musa e il nipote Deni. Ora nelle mani dell’oligarca russo è finito anche il Palazzo Doglio, altro gioiello turistico moscovita nel cuore di Cagliari. Ed è proprio Musa Bazhaev ad essere ritenuto vicinissimo a Vladimir Putin. Tra i due l’intesa sarebbe solidissima, a partire dai rapporti con le banche di Stato. L’ultimo incontro tra lo zar e Bazhaev, (nella foto a sinistra) gestito con le attenzioni che si riservano ai capi di Stato, nella sala ovale del Cremlino, aveva messo a punto il piano per sbarcare nientemeno che nell’Artico. Dalle spiagge di Santa Margherita di Pula ai ghiacciai del Polo Nord per cercare il Palladio, un metallo prezioso dagli incassi vertiginosi. Nell’elenco dei russi con le mani in Sardegna c’è anche Dmitri Goloshchapov. Lui a Cagliari nel 2013 comprò l’Hotel Mediterraneo. È rimasta un’incompiuta, vergognosa. In quel caso ci furono di mezzo tensioni internazionali e altri soci russi. Agli uomini dello Zar, però, piace l’Isola dei Nuraghi.

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