Non hanno gradito. L’affare “spericolato” per trasformare in privato l’ultimo aeroporto pubblico dell’Isola doveva restare sottotraccia. La convocazione della Giunta della Camera di Commercio di Cagliari “spiattellata” sulla carta stampata doveva restare affare riservato per pochi eletti. Un “modus operandi” senza precedenti, vista la gravità della dismissione della principale infrastruttura della Sardegna, l’aeroporto di Cagliari-Elmas. Eppure, nonostante il “buco” nella convocazione, i vertici camerali insistono nel silenzio su un’operazione finanziaria che sta “scippando” al “pubblico” una struttura fondamentale per lo sviluppo dell’intera Isola, mettendola nelle mani di fondi finanziari ben individuati e altri pronti a schierare dollari, e non solo, pur di accaparrarsi il principale asset aeroportuale della Sardegna.

Riunione blindata

La riunione programmata per ieri è rimasta blindata per tutto il giorno senza che niente trapelasse all’esterno proprio per tentare di “abbassare” i riflettori sulla scalata cagliaritana di “F2i”, il fondo finanziario che detiene già gli aeroporti di Olbia e Alghero. Che i vertici della Camera di Commercio di Cagliari abbiano in animo di chiudere in fretta questa operazione, perseguita da ben due anni in ogni modo, è dimostrato dal fatto che, ad oggi, non hanno ancora sostituito il Consiglio di amministrazione della “Sogaer”, la società aeroportuale, mantenendo al suo posto Marino Piga, l’amministratore delegato dimissionario la cui nomina, con tutto quel che ne consegue, era stata nei giorni scorsi sonoramente bocciata dalla Ragioneria Generale dello Stato. Posti di fatto vacanti, pronti per essere occupati dai nuovi “padroni” che attendono impazienti di nominare i nuovi vertici della stessa “Sogaer”. Un segnale eloquente che lascia intravvedere uno scacchiere già definito con il quale “F2i” metterà alla guida dell’aeroporto cagliaritano un proprio uomo a segnare il trapasso dal governo pubblico a quello privato dell’importante infrastruttura aeroportuale.

Pronto il trapasso

Nel passaggio di consegne, già codificato nelle carte, di cui siamo in possesso, sono previsti tutta una serie di “fronzoli” per una governance che, a parole, si vorrebbe non esclusivamente privata, ma che nei fatti lo sarà, proprio in virtù del peso azionario che verrà assegnato ai fondi finanziari rispetto a quelli marginali e di minoranza della Camera di Commercio. Si tratta di capire per quanto tempo ancora alla Giunta camerale deciderà di tenere “segrete” delibere e condizioni dell’operazione considerato che la validità di quegli atti scatterà dal momento in cui le procedure saranno compiute sino in fondo. Dal Palazzo camerale, nel Largo Carlo Felice a Cagliari, trapela solo irritazione per la fuga di notizie sulla convocazione della Giunta, rivelazione che avrebbe “messo in piazza” un piano che puntava a mettere la Regione davanti al fatto compiuto.

Manca posizione ufficiale

In questa direzione è evidente che ad oggi la Giunta regionale non ha assunto una posizione ufficiale, lasciando solo trapelare posizioni non “deliberate” visto che l’impugnativa giudiziaria dell’operazione di privatizzazione dell’aeroporto risale ancora la Giunta precedente che aveva dato mandato all’Avvocatura generale di impugnare ad ogni livello gli atti della Camera di Commercio. È probabile, però, che i vertici camerali siano stati costretti ancora una volta a rinviare il trapasso pubblico-privato proprio per un passaggio, quello politico-istituzionale, al quale la Giunta regionale in carica non si può certamente sottrarre.

Fronte giudiziario

Non solo c’è un tema rilevante sul versante strategico, la cessione ai privati dello scalo sardo più importante, ma anche quello giudiziario visto che la Regione è impegnata su più fronti, da quello “Civile” a quello “Amministrativo” con un mandato forte e chiaro: bloccare la privatizzazione. Sarebbe non facile per la Presidenza della Regione decidere di revocare il mandato all’Avvocatura Generale sarda, rinunciando al contenzioso giudiziario magari in cambio di qualche “posticino” proforma che i privati vorrebbero offrire nei consigli di amministrazione delle società di gestione.

Trattative “out”

Il livello della contesa e l’importanza dell’asset in gioco impediscono, dunque, trattative e “scambi” sulla vicenda, considerato che sull’operazione sono infiniti i vulnus che si potrebbero generare, compresa la violazione delle più elementari norme sull’evidenza pubblica viste le modalità alquanto surreali con le quali si è scelto l’interlocutore privato. Un tema, quello legale, che crea non pochi problemi alla Camera di Commercio e allo stesso Fondo finanziario, nonostante lo schieramento di forze in campo ai massimi livelli, con l’obiettivo di far pesare sulla stessa vicenda giudiziaria nomi altisonanti e blasonati.

Timore dei Tribunali

L’obiettivo che gli “sherpa” privati e non solo stanno cercando di perseguire è chiaro: individuare una formula “politica” per convincere la Regione a dare il via libera all’operazione con la consapevolezza che uno scontro giudiziario renderebbe vulnerabile l’intero “castello” della “privatizzazione”. Un passaggio non semplice visto lo status delle cause, sia civili che amministrative, con pronunciamenti che lasciano mille dubbi sulla legittimità della scalata privata ad un bene pubblico di quella rilevanza, per giunta senza alcuna evidenza pubblica. I legali di Confcommercio e Regione, del resto, sono pronti a “riaccendere” il processo davanti al Tribunale Amministrativo Regionale della Sardegna, congelato dopo il pronunciamento della Corte dei Conti. A questo si aggiungono ulteriori pronunciamenti di organismi competenti che, tra le altre questioni, hanno fatto rilevare che la Camera di Commercio di Cagliari ha “esondato” territorialmente finendo per entrare, seppur con un ruolo di “inutile” minoranza, nell’assetto societario degli aeroporti di Alghero e Olbia, infrastrutture che esulano totalmente dalla competenza territoriale assegnata dell’ente camerale cagliaritano.

Giochi finanziari

A questo si deve aggiungere un aspetto non secondario: l’intero sistema aeroportuale sardo finirebbe per diventare una sorta di marginale satellite di “F2i”, un fondo finanziario che attraverso compartecipazioni di svariati fondi internazionali, a partire dall’americano “Black Rock”, finirebbe per diventare una slot machine, senza alcun tipo di interesse per lo sviluppo territoriale della Sardegna. Una macchina per fare soldi, da spremere d’estate e lasciare in agonia per il resto dell’anno, l’esatto contrario di una gestione pubblica chiamata a svolgere un ruolo di garanzia per un servizio pubblico come un aeroporto essenziale in un’Isola.

L’invenzione della rete

In tutto questo pesa l’invenzione-scusa di una “rete aeroportuale sarda”, alchimia costruita a tavolino, con tanto di avvocati altolocati, concepita con il solo fine di affidare ad un “raggruppamento privato”, ben individuato, la gestione e la governance dei tre aeroporti sardi. Si tratterebbe di una rete “privata” dove “incatenare” l’ultimo aeroporto pubblico rimasto in Sardegna, quello di Cagliari, l’unico capace di rompere il monopolio privato che si vorrebbe costruire sulle porte d’ingresso dell’Isola. Un’infrastruttura pubblica indispensabile per creare sviluppo turistico e non solo, senza il peso asfissiante dell’interesse privato nella gestione di un bene pubblico essenziale.

Interesse privato

È fin troppo chiaro che l’operazione perseguita dalla Camera di Commercio di Cagliari avrebbe un solo effetto: favorire il solo fine “finanziario” ed economico dei nuovi azionisti privati, a scapito del valore strategico dell’aeroporto. Uno scalo, quello cagliaritano, che finirebbe per restare ostaggio di una “rete” di interessi commerciali e finanziari infinitamente lontani dal ruolo decisivo per l’intera Isola. Tutto questo nel silenzio assoluto, con le trame finanziarie e societarie che avanzano pesantemente nei meandri degli affari pubblico-privati in terra sarda.

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