Giovanni Pitruzzella non è semplicemente un “Principe del Foro”. Da novembre dello scorso anno, dalle finestre del suo ufficio, nel Colle più alto di Roma, traguarda la bandiera del Quirinale e la prima guglia di San Pietro. Dal vertice della potentissima Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ai piani alti della Repubblica, i più alti, nella scala gerarchica del diritto e delle leggi. A chiamarlo nella Corte delle Corti è Sergio Mattarella, il Capo dello Stato in persona.

Fra’ Ignazio & Quirinale

La nomina a Giudice Costituzionale non è un “dono divino”, semmai il riconoscimento di una carriera brillante, tutta giocata tra Diritto costituzionale e Diritto pubblico. In Sardegna non è uno sconosciuto. La sua ascesa inizia sulla salita di viale Fra Ignazio, nel cuore universitario di Cagliari. È lì, nella “culla” dei giuristi sardi, che parte la sua carriera universitaria: professore associato di Istituzioni di Diritto pubblico nella Facoltà di Scienze politiche. L’ascesa accademica è tutta sarda, dal 1994 al 1997, sempre nell’ateneo cagliaritano, diventa ordinario di Diritto costituzionale nella Facoltà di Giurisprudenza. Resterà per poco nell’ombra delle aule universitarie. Prima Azeglio Ciampi, Presidente del Consiglio e futuro Presidente della Repubblica, e poi Lamberto Dini lo vogliono a Palazzo Chigi come consulente giuridico. Nel 2011 la svolta. Da costituzionalista esperto nel Diritto dei pubblici appalti, i Presidenti di Camera e Senato lo chiamano alla carica più alta del Paese in materia di Concorrenza e Mercato.

Concorrenza, il “verbo”

Dall’anno della nomina a Presidente dell’Authority sino al 2018 è stato il “verbo” dell’Antitrust, l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. Un luogo chiave per stabilire ciò che è concorrenziale e ciò che non lo è, il “conclave” dove si stabilisce se c’è un monopolio oppure libero mercato. Quando Giovanni Pitruzzella scrive ai Presidenti del Senato e della Camera, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e all’Enac, l’Ente Nazionale di Aviazione civile, è il 5 luglio del 2017. Una missiva tutta incentrata sulla privatizzazione degli aeroporti, gli obblighi da seguire, le norme da applicare. Una lettera perentoria che sembra scritta con largo anticipo per “fermare” l’operazione di privatizzazione dell’aeroporto di Cagliari.

Missiva senza appello

Non una missiva come tante altre. Lui, ora Giudice Costituzionale, in quella lettera fa trasparire tutta l’autorevolezza, oltre la funzione istituzionale, per rivolgersi senza fronzoli alle Camere su un tema caldo: «Norme in materia di cessione di partecipazioni pubbliche di società titolari di concessioni aeroportuali». Non una lettera pro-forma. Un vero e proprio decalogo sull’interpretazione da dare alle norme in materia, la gerarchia delle fonti e le eventuali correzioni legislative per allineare le norme secondarie a quelle primarie. Una nota “istituzionale” che assume il peso di un vero e proprio trattato d’indirizzo sulla privatizzazione di quote pubbliche nella gestione di concessioni di aeroporti. Una comunicazione pesante come un macigno, un vero e proprio “verbo” in materia di “privatizzazione” aeroportuale. Quando le “casseforti” di Piazza Giuseppe Verdi a Roma, sede dell’Authority, fanno riemergere quella comunicazione sul rapporto tra pubblico e privato nella gestione degli aeroporti, Roberto Rustichelli, attuale Presidente dell’Autorità garante, ha già firmato per Cagliari un parere che dice l’esatto contrario di ciò che aveva “sentenziato” il suo autorevole predecessore. Un “buco nero”, pesante e incomprensibile, nella memoria della Concorrenza e del Mercato. Da una parte il Giudice costituzionale che aveva espresso ai vertici dello Stato una linea ferma e netta, niente privatizzazione senza gare pubbliche, dall’altra la nuova governance dell’Authority che sconfessa platealmente l’indirizzo del capostipite della Concorrenza, ora dirimpettaio del Capo dello Stato. La posizione di Giovanni Pitruzzella, ora in corsa anche per la futura guida della Corte Costituzionale, era stata come una “sentenza” senza appello, chiara e vibrata: «l’Autorità ritiene dunque che la normativa settoriale - la quale disciplina esclusivamente la cessione ai privati di partecipazioni di maggioranza o che, comunque, non comportano la perdita della maggioranza pubblica - non possa considerarsi idonea a legittimare modalità di cessione delle partecipazioni di minoranza non conformi alla normativa generale e di rango primario». In sostanza il magistrato costituzionale è stato netto nel passaggio chiave: se anche le norme settoriali relative alla privatizzazione di quote pubbliche di aeroporti non fossero chiare, vige su tutto la norma di rango primario che impone una gara pubblica per selezionare in maniera “concorrenziale” il privato che può acquisire le quote pubbliche solo se messe in gara.

Tavola delle leggi

È sempre quella lettera fattasi “tavola delle leggi”, “dimenticata” tra archivi fallaci, a firma del precedente vertice dell’Authority, a richiamare il Parlamento ad una disposizione di rango primario, quella contenuta nel “Testo Unico in materia di società a partecipazione pubblica”. Pitruzzella quella disposizione la mette tra virgolette e la sottolinea: «Il Testo Unico, infatti, obbliga chiaramente ad individuare il socio privato mediante procedure concorsuali ad evidenza pubblica, a maggior ragione nei casi in cui la quota ceduta, ancorché di minoranza, possa configurarsi come una partecipazione di controllo. L’Autorità, al fine di mantenere sufficienti incentivi all’efficienza e alla competitività anche nell’ambito di un processo di concentrazione della gestione degli scali, ha già in passato evidenziato la necessità di garantire il più elevato livello di concorrenza possibile tra le imprese private nella fase di accesso al mercato, auspicando che la riorganizzazione settoriale si realizzi attraverso un’effettiva apertura alla concorrenza nella gestione degli aeroporti».

Missiva perentoria

Quella missiva “dimenticata”, che sconfessa alla radice il silenzio-assenso dell’Autorità garante sulla privatizzazione, senza gara pubblica, dell’aeroporto di Cagliari, è un vero e proprio caposaldo insuperabile. Scrive Pitruzzella nella missiva perentoria a Montecitorio e Palazzo Madama: «l’Autorità invita le Autorità in indirizzo ad adoperarsi in futuro affinché venga rispettato l’obbligo del ricorso a procedure di evidenza pubblica nella scelta del socio privato, sancito dal d.lgs. n. 175/2016, promuovendo l’indizione di vere e proprie gare quanto meno nei casi in cui, per effetto della cessione delle quote pubbliche e/o di un successivo aumento di capitale, si possa modificare l'assetto soggettivo originario della gestione della società titolare di pubbliche concessioni aeroportuali».

Il mistero sardo

Non usa perifrasi, non si schernisce con ambigue mezze misure. Il Giudice Costituzionale quando scrive al Parlamento detta e afferma: è un «obbligo» ricorrere a gare trasparenti e concorrenziali per “privatizzare” società pubbliche. In Sardegna, invece, l’Autorità Garante, ha deciso per una “zona franca”, dove si può privatizzare senza gare trasparenti, pubbliche e concorrenziali. Un mistero che non finisce qui.

(2.continua)

© Riproduzione riservata