Giuseppe Busia, quando si occupa di contratti pubblici, non parla, detta. Scrive con il bisturi, incide la norma con mano ferma, esprime pareri solo se richiesti. Conosce i confini dei poteri, li circoscrive e ama farli rispettare. Sardo di Sassari, geneticamente rigoroso, poco incline all’establishment romano, anche se lui, nei Palazzi del potere, è rispettato come pochi. Quando nel primo anno della pandemia, correva il 2020, la Commissione Affari Costituzionali della Camera ha votato la sua nomina a Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione è andato ben oltre il plebiscito: 46 voti favorevoli e uno solo contrario. Solitamente, con il rigore scientifico che lo contraddistingue, nonostante l’unanimità della nomina, non le manda a dire.

In faccia, senza timori

E lo fa senza guardare in faccia a nessuno, potenti o aspiranti tali. L’ultimo parere di rilievo, quello sul Codice Appalti, ha fatto sobbalzare Ministri e non solo, tutti protesi a stravolgere le regole fondamentali della trasparenza nei lavori pubblici. In quell’occasione non glielo hanno chiesto esplicitamente, ma qualcuno ha sperato nelle sue dimissioni. Secondo qualche filogovernativo si tratta di un ruolo troppo delicato per lasciarlo nelle mani di un giurista libero da condizionamenti, uno che dinanzi alle polemiche ha semplicemente replicato: il mio mandato scade nel 2026 e sino ad allora svolgerò il mio ruolo di Presidente dell’Autorità Anticorruzione. È stato di parola.

Il “Caso Sardegna”

L’ultimo intervento “chirurgico” è dedicato alla sua terra, la Sardegna. Il caso “clinico” è delicato come pochi. In ballo c’è un’operazione di potere senza precedenti con un obiettivo esplicito: mettere gli aeroporti sardi nelle mani di un gruppo di aspiranti monopolisti, strappando alla governance pubblica le porte d’ingresso all’Isola. Per il presidente dell’Anticorruzione non c’è rischio di conflitto d’interessi. Il parere numero 24 del 2023, quello che riguarda la Sardegna, rientra nell’ambito dei pareri richiesti, circoscritto nei confini istitutivi della funzione consultiva dell’Autorità nazionale. In pratica, se qualcuno gli chiede quale sia la posizione “giuridica” su un tema specifico si assume il rischio di un parere senza rete, ovvero non condizionabile. L’azzardo non è andato a buon fine, per esempio alla Camera di Commercio di Cagliari e Oristano. Negli uffici camerali del Largo Carlo Felice la risposta dell’Anticorruzione ad una precisa domanda è arrivata ai primi di giugno, ma i vertici cagliaritani si sono guardati bene dal divulgarne il contenuto. A quel punto è stato il sito ufficiale dell’Autorità a pubblicarlo integralmente, con tanti omissis riferiti al soggetto che aveva “rischiato” di porre la domanda sul tema più caldo: l’integrazione degli aeroporti sardi, o meglio una sorta di “esproprio” privato degli aeroporti dell’Isola.

Parere-indirizzo

Un parere che l’Autorità, proprio per la valenza del “giudicato”, ha ritenuto di dover trasformare in un vero e proprio “indirizzo” in materia di “privatizzazione” aeroportuale, per intenderci di quelle pianificate in casa e tra pochi amici. Per comprendere che il parere dell’Anticorruzione è direttamente rivolto al “Caso Sardegna” e alla Camera di Commercio cagliaritana non ci vuole un indovino. Se l’istituzione presieduta da Giuseppe Busia ha blindato in chiave anonima tutti i nomi e cognomi del richiedente non ha potuto far a meno di indicare alcuni elementi che sono più di un’impronta digitale.

Omissis & impronte

Scrive l’Autorità: «Il quesito proposto attiene ad un progetto di integrazione industriale tra le società di gestione dei diversi aeroporti della …..Omissis….., come descritto nell’istanza di parere e alla possibilità, per l’amministrazione istante (titolare del 94,25% del capitale sociale di …..Omissis….., di sottoscrivere in tale ambito, un aumento di capitale della …..Omissis….. (…..Omissis…..), mediante conferimento delle azioni detenute dall’ente camerale nella società …..Omissis». Molti sono gli “omissis” riportati nel testo ufficiale divulgato dall’Anticorruzione, ma tre elementi su tutti sono un evidente riconoscimento facciale del richiedente: il 94% delle quote azionarie, esattamente quante ne detiene la Camera di Commercio di Cagliari, il richiamo esplicito rivolto ad un “ente camerale” e, infine, il piano di osmosi e concambio azionario pianificato per “donare” ai privati di F2i anche l’aeroporto di Cagliari, dopo quelli di Alghero e Olbia.

Verdetto: non si può fare

La richiesta del parere all’Autorità di cui nessuno sapeva niente è circoscritto nella risposta: «L’amministrazione istante (la Camera di Commercio n.d.r) intende acquisire l’avviso dell’Autorità in ordine alla conformità della descritta operazione in tema di alienazione/acquisto di partecipazioni societarie da parte di amministrazioni pubbliche e di costituzione di società miste, nonché in ordine all’unicità e infungibilità dell’operatore economico con il quale intende concludere la predetta operazione, che giustificherebbe la deroga al principio dell’evidenzia pubblica, previsto nelle norme citate».

Obiettivo: privatizzare

L’obiettivo è chiaro: trattare, vendere o svendere, scambiare o concambiare, a seconda di chi giudica, le azioni dell’aeroporto di Cagliari. Un’operazione che la Camera di Commercio, come è noto, vorrebbe fare senza alcuna evidenza pubblica, trattando solo ed esclusivamente con F2i, il fondo finanziario che finirebbe per mettere le mani su tutte e tre le principali porte d’accesso dell’Isola. Busia, Giuseppe, il Presidente dell’Anticorruzione, nel suo curriculum ha di tutto e di più, ma, soprattutto, è stato, dal 2008 al 2012, Segretario generale dell’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici, servizi e forniture. Per lui, la questione “privatizzazione” aeroporti, è da sempre più che pane quotidiano.

Senza appello

E, infatti, non ci gira intorno. Il primo passaggio in punta di diritto non lascia margini: «Si osserva al riguardo, per quanto di competenza di questa Autorità e quale indicazione di carattere generale, che ai sensi dell’art. 5, comma 9, del d.lgs. 50/2016, “Nei casi in cui le norme vigenti consentono la costituzione di società miste per la realizzazione e gestione di un'opera pubblica o per l'organizzazione e la gestione di un servizio di interesse generale, la scelta del socio privato avviene con procedure di evidenza pubblica”». Insomma, nella malaugurata ipotesi che gli aeroporti sardi debbano diventare privatissime macchine da soldi piuttosto che di servizi, il socio privato deve essere “obbligatoriamente” scelto attraverso una “gara” o comunque con un’evidenza pubblica.

“Sentenza” Busia

Il parere si fa stringente quando circoscrive le norme: «La disposizione dell’art. 5, comma 9, del Codice sopra citata, in continuità con il previgente art. 1, comma 2, del d.lgs. 163/2006, sancisce quindi l’obbligo di indire una procedura di gara nell’ipotesi in cui una società a partecipazione pubblica apra il proprio capitale all’apporto di un socio privato attraverso un’operazione di vendita di quote o di aumento di capitale. Tale obbligo è tanto più stringente nel caso in cui risulti modificato, per effetto di detta operazione, l’assetto soggettivo della gestione di un servizio pubblico». Ogni spiraglio è precluso: se si tratta di un servizio pubblico l’obbligo dell’evidenza pubblica è ancor più vincolante. Le conclusioni sono una sentenza senza appello:«secondo l’Autorità, in caso di società costituita per la gestione di un servizio pubblico, deve comunque escludersi che un privato, attraverso l’acquisto successivo di azioni, possa conseguire l’affidamento del servizio stesso, senza il previo esperimento di un confronto concorrenziale, nel rispetto dei principi del diritto comunitario sopra richiamati». Firmato, Giuseppe Busia, il giurista sardo a capo dell’Anticorruzione.

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