Acqua, è allarme sprechi. Consorzi di bonifica all’attacco: «Regione immobile»
In campagna persi ogni anno 100 milioni di metri cubi, problemi anche nelle reti cittadinePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
La sentenza, rigorosamente politica, suona così: «Sull'emergenza idrica la Regione continua a non programmare». In maniera diretta o per il tramite del controllato Enas, l'Ente acque della Sardegna. «E intanto migliaia e migliaia di metri cubi finiscono in mare, mentre sull'annunciato investimento di 70 milioni in infrastrutture non conosciamo una sola opera». Gavino Zirattu, il presidente di Anbi Sardegna, l'associazione che raccoglie i Consorzi di bonifica, parla con il tono di chi queste stesse cose le va ripetendo da anni. Ma la Giunta sarda non porge l'altra guancia né si sente sotto accusa. «Da Anbi non abbiamo mai ricevuto l'invito a parlare di questi problemi», replica Antonio Piu, l'assessore di Avs ai Lavori pubblici.
Dai Consorzi di bonifica – e Zirattu presiede pure quello della Nurra – l'allarme è tranchant: «In teoria il primo aprile comincia la stagione irrigua, anche se l'acqua al mondo delle campagne la garantiamo ormai tutto l'anno. Ma senza indicazioni precise sulla disponibilità della risorsa, è difficile decidere come mettere a reddito le terre o come continuare a farlo per un'altra stagione ancora».
Aggiunge Piu: «È il ministero delle Infrastrutture che fissa il limite degli invasi, non siamo noi a deciderlo. Nessuno butta l'acqua – sottolinea l'assessore -. Semmai, ci atteniamo a pedisseque regole stabilite a livello nazionale per ragioni di sicurezza».
I DATI – Per quanto concerne i dati, basta analizzare il quadro d'insieme per rendersi conto che la Sardegna ha una capacità d'invaso rilevante, con quasi due miliardi di metri cubi d'acqua, un miliardo e 824mila per l'esattezza, con 33 dighe a fare da serbatoio d'accumulo da nord a sud dell'Isola. Il dato al 31 gennaio scorso, l'ultimo rilevamento ufficiale, non lascia molti margini ai festeggiamenti: nelle dighe sarde ci sono "appena" 906 milioni di metri cubi d'acqua per gli usi multisettoriali, dall'idropotabile all'agricolo, dall'industriale all'artigianato. E il raffronto con la scorsa stagione non depone certo al meglio. Confrontando gli stessi periodi dell'anno emerge un deficit tra il 2025 e lo stesso mese di gennaio del 2024: lo scorso anno le dighe avevano raggiunto un livello del 52,54% della capacità d'invaso, mentre quest'anno il dato è ancora più grave, con il 49,68% al 31 gennaio 2025.