È Cagliari la provincia con la maggiore densità di imprese guidate da donne sul totale del territorio: è al femminile il vertice del 40,5% aziende e attività individuali, circa 13.340. Il dato emerge da una ricerca dell’ufficio studi della Cgia di Mestre. 

Il capoluogo sardo guida la classifica nazionale, che vede il Mezzogiorno primeggiare rispetto alle regioni settentrionali della Penisola. Dopo Cagliari ci sono Benevento con 30,5% (9.227), Avellino con il 30,2% (11.149), Nuoro con il 29,3% (6.743) e Chieti con il 28,9% (11.009). La prima provincia del Nord è La Spezia che si colloca al diciottesimo posto a livello nazionale con una incidenza del 26,4% (4.582).

Riformulando la classifica nazionale  in base al numero assoluto di imprese femminili – e qui contano demografia e popolazione –  in vetta c'è Roma con 76.519 attività (pari al 22,7% delle aziende nella provincia). Seguono Milano con 57.341 (17,9%), Napoli con 55.904 (21,7%), Torino con 44.051 (22,4%) e Bari con 27.975 (28,9%).

Per quanto riguarda l'impatto dell'imprenditorialità femminile, «numerosi studi a livello internazionale dimostrano come questa possa rappresentare una chiave per incrementare l'occupazione femminile»,  sottolinea la Cgia, «le donne che fanno impresa tendono ad assumere altre donne in misura significativamente maggiore rispetto ai loro colleghi maschi». Secondo la letteratura specializzata inoltre, le donne diventano lavoratrici indipendenti per fattori strutturali (disoccupazione, tradizioni familiari o la presenza di incentivi economici inducono a considerare l'imprenditorialità come necessità), ma anche per gestire con maggiore flessibilità gli impegni lavorativi insieme a quelli familiari.

Nonostante l'Italia continui ad avere il tasso di occupazione femminile più basso d'Europa, presenta, in termini assoluti, il numero più elevato di lavoratrici indipendenti.

Nel 2023, le donne in possesso di partita Iva che lavorano come artigiane, commercianti, esercenti o libere professioniste nel Paese si sono attestate a 1.610.000. Questo, a fronte delle 1.433.100 in Francia e 1.294.100 in Germania. Il primato delle imprenditrici assume una rilevanza significativa, se confrontato con la popolazione femminile italiana in età lavorativa (compresa tra i 20 e i 64 anni) che è costituita da 17.274.250 persone. La Francia registra invece un surplus di 1,9 milioni di donne rispetto a tale cifra e la Germania supera il nostro dato di ben 7,3 milioni.

Analizzando i settori, il 56% delle imprenditrici italiane è attivo nel settore dei servizi alla persona (quali parrucchiere, estetiste, tatuatrici, massaggiatrici, pulitintolavanderie, ecc.) e nei servizi alle imprese (in qualità di titolari o socie di agenzie di viaggio, agenzie immobiliari, imprese di pulizie, noleggio di veicoli, agenzie pubblicitarie, fotografe, video maker, studi di commercialisti e consulenti del lavoro).

Poco meno del 20% opera nel commercio, mentre oltre il 10% nel comparto alberghiero e circa un ulteriore 6 per cento nell'industria. La medesima percentuale si riscontra anche nell'agricoltura.

(Unioneonline)

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