Il contemporaneo come sguardo attivatore: Chiharu Shiota e il MAO

27 ottobre 2025 alle 08:30
Torino, 24 ott. (askanews) - La retrospettiva sull'artista giapponese Chiharu Shiota al Museo di arte orientale di Torino è un grande viaggio dentro una delle pratiche più affascinanti del contemporaneo. Ed è una mostra che si muove dentro e insieme all'architettura, in una dinamica che alla fine genera una nuova idea di spazio."Questa mostra, su cui abbiamo lavorato per quasi tre anni, perché è stata un'operazione estremamente complessa e era già una mostra che avevo previsto all'inizio del percorso al MAO - ha detto ad askanews Davide Quadrio, direttore del museo torinese e co-curatore della mostra - era proprio stata pensata come coronamento di una serie di avvicinamenti che sono stati fatti in questi anni attraverso tutta una serie di operazioni che hanno a che fare sia con la museologia che con il contemporaneo. Quando parlo di contemporaneo non parlo di arte contemporanea ma parlo di uno sguardo e una attivazione delle collezioni attraverso artisti, filosofi, musicisti, performer contemporanei. Quindi di questo museo, che è museo comunque ottocentesco nella sua formazione e nel suo essere, quello che noi abbiamo cercato proprio di fare è stato progressivamente di destrutturare proprio il significato tra la relazione tra l'opera, lo spazio e il visitatore". In questa relazione, nelle sensazioni reali che genera, l'esposizione gioca la sua vera partita, che la porta a diventare qualcosa di più grande, qualcosa di più denso, come struttura, ma anche come significati. "Le grandi installazioni - ha aggiunto la co-curatrice Mami Katatoka - sono sempre delle risposte agli spazi che le ospitano, e nel caso del MAO abbiamo usato spazi differenti. In questo modo le opere più grandi sono state integrate nell'architettura più antica, ma hanno interagito anche con la collezione, che è soprattutto di arte asiatica. Per esempio c'è una stanza che ospita delle armature giapponesi, che sono senza il corpo, ne rappresentano solo la copertura. Queste le abbiamo messe in relazione con i vestiti di Chiharu Shiota, che sono una sorta di seconda pelle dopo la pelle umana. Questo è il tipo di dialoghi che abbiamo creato".Dialoghi che si susseguono, così come si susseguono le grandi domande sul senso dell'esistenza e sulla nostra relazione con il tempo e la morte. Ma che poi possono pure uscire dall'ambito specifico della mostra per abbracciare un'idea di museologia che ha le sue basi nel passato, ma ragiona con lo sguardo sul futuro. (Leonardo Merlini)