Il caso di Beniamino Zuncheddu: la ricostruzione in 4 minuti
Quattro uomini non fanno ritorno a casa e, il giorno successivo, all'alba, i loro familiari si dirigono all'ovile Is Coccus, situato su un altopiano vicino a Sinnai. Ciò che si presenta loro è una carneficina: tre persone sono decedute, mentre incredibilmente una è sopravvissuta a due colpi di fucile. Questo avveniva il 9 gennaio 1991.
Grazie al sopravvissuto, l'orario della strage viene fissato alle 18:30 del giorno precedente e si procede con la creazione di un identikit dell'assassino, il quale, però, aveva il volto coperto. Dopo qualche settimana, il sopravvissuto modifica la sua versione, affermando di aver superato la paura che lo aveva spinto a mentire. Dichiara di aver visto il volto dell'assassino, descrivendolo dettagliatamente e riconoscendolo successivamente in una fotografia.
Un altro testimone riferisce di aver sentito, mesi prima, un giovane minacciare di morte una delle tre vittime. Entrambi indicano un pastore di Burcei, Beniamino Zuncheddu, 27 anni, che viene arrestato. Senza un alibi valido, l'alibi fornito da due compaesani non è accettato.
L'imputato dichiara la sua innocenza, ma viene condannato all'ergastolo. Dopo due anni, la sentenza della Cassazione sancisce la definitività della condanna. Beniamino Zuncheddu, detenuto nel vecchio carcere cagliaritano di Buoncammino, si comporta in modo esemplare e racconta la sua vicenda agli altri detenuti.
Gli anni passano, la grazia e la libertà condizionale gli vengono negate. Tuttavia, nel 2015, gli viene concessa la semi libertà: lavora durante il giorno e rientra in cella la sera. Nel frattempo, la Procura viene chiamata nuovamente a indagare sul caso due volte, ma senza risultati convincenti.
Nel 2016, l'avvocato Mauro Trogu avvia indagini difensive, raccoglie testimonianze e, due anni dopo, commissiona tre perizie per la ricostruzione del massacro. Gli esperti, utilizzando moderne tecnologie, dimostrano l'impossibilità per il sopravvissuto di identificare il killer nella stanza buia in cui si era rifugiato. Questo è il punto di svolta.
La Procuratrice generale di Cagliari Francesca Nanni decide di riesaminare il caso, trasmettendo il fascicolo al Procuratore Paolo de Angelis. Viene aperta una nuova indagine per individuare eventuali complici del killer. Nel nuovo esame testimoniale, il sopravvissuto ribadisce l'identificazione di Beniamino Zuncheddu come l'assassino, ma in seguito, in un momento privato con la moglie, ammette di aver visto la foto di Zuncheddu grazie a Mario Uda, uno degli investigatori, prima del riconoscimento formale.
Le intercettazioni portano la Corte d'appello di Roma a concedere la revisione del processo. Durante un'udienza carica di tensione, il sopravvissuto ammette di aver mentito, sostenendo di non aver potuto riconoscere l'assassino poiché il volto era coperto da una calza. È il momento tanto atteso: l'esecuzione della pena viene sospesa e il 25 novembre 2023 Beniamino Zuncheddu viene liberato.
Anche l'altro testimone presenta una nuova versione, affermando di non aver sentito Zuncheddu minacciare uno dei futuri assassinati prima della strage, ma di averlo appreso direttamente dalla vittima, informazione che aveva già comunicato all'investigatore, anche se non risultava nei verbali.
Il caso Zuncheddu diventa di interesse nazionale, finendo su tutti i giornali e le reti televisive.