Crisi idrica, Confartigianato: "Migliaia di aziende sarde a rischio"
La Confartigianato dà voce alle imprese che in qualche modo basano la loro attività proprio sull'utilizzo dell'acqua e che nel prossimo futuro potrebbero avere conseguenze disastrose sulla propria operatività.
Secondo l’analisi dell’Ufficio Studi della associazione di categoria sulle Imprese cosidette idro-esigenti dell’Isola sono state rilevate 2.164 aziende, di cui 1.534 artigiane, attive nei 10 settori manifatturieri “water intensive” che consumano quasi il 32% delle risorse idriche isolane.
Si tratta, in ordine di consumo di imprese del settore estrattivo, tessile, petrolchimico, farmaceutico, della lavorazione della gomma e materie plastiche, nonché del vetro ceramica, cemento e altri materiali.
A queste attività vanno aggiunti i servizi alla persona come lavanderie e i centri estetici e parruccherie che di fatto consumano per uso imprenditoriale acqua in quantità superiore ad una famiglia. Alla siccità e alla crisi idrica ambientale va aggiunto lo spreco d'acqua dovuto alla anzianità e precarietà della rete idrica, sia quella urbana che agricola.
La Sardegna è al quarto posto tra le regioni più "sprecone" d’acqua, Sassari è in testa tra i capoluoghi sardi con il 63,4% delle perdite e Oristano con il 60,4%, entrambe sono tra le prime 15 in italia.
Mario Tasca