Business Intelligence, fattore strategico per la crescita delle aziende

17 settembre 2025 alle 15:30
Roma, 17 set. (askanews) - Nell'era dei dati la Business Intelligence è un fattore strategico per la crescita delle aziende, ma barriere culturali, organizzative e di competenze non consentono ancora di sfruttarne al meglio gli strumenti: una mancanza di consapevolezza che può condizionare la loro competitività. E' quanto emerge da un'indagine svolta da Luiss Business School su un campione di 400 Piccole e Medie Imprese.Lo studio - presentato durante l'evento 'Il dato intelligente come asset strategico di impresa', organizzato dalla Luiss Business School in collaborazione con Qoobi - evidenzia l'attribuzione di una scarsa rilevanza alla Business Intelligence da parte delle aziende: il 27% la utilizza in maniera completa, ma solo il 14% la considera molto importante e il 40% non svolge nessuna attività in questo ambito.Matteo Caroli, Associate Dean per la sostenibilità e l'impatto, Luiss Business School: "E quindi l'importanza di aumentare la divulgazione e far capire la grande importanza che questo ha per essere competitivi. La vera sfida è per le piccole e medie imprese che devono trovare le risorse per potersi dotare di questi strumenti".La Business Intelligence permette di passare dalla semplice lettura del dato alla sua sistematizzazione e valorizzazione, per misurare l'effettiva forza delle azioni aziendali. E' il modello su cui punta Qoobi, azienda che ha creato un software di Business Intelligence basato su algoritmi proprietari.Giancarlo della Porta, Responsabile Relazioni Strategiche Qoobi: "Un vero e proprio navigatore strategico che supporta imprenditori e manager a prendere le decisioni per guidare al meglio la loro azienda. I vantaggi sono sicuramente avere una gestione più efficiente, andando a migliorare tutta la parte dei ricavi, del rapporto con la propria filiera, andare ad efficientarla e a ridurre anche quelli che sono gli oneri finanziari".La ricerca della Luiss Business School indaga anche sulla disponibilità delle imprese ad investire in Business Intelligence.Matteo Caroli, Associate Dean per la sostenibilità e l'impatto, Luiss Business School: "Nei prossimi anni un circa 40% delle aziende pensa di investire in business intelligence, quindi siamo sulla buona strada: le aziende hanno compreso evidentemente che è fondamentale lavorare sui numeri e quindi faranno degli sforzi per potersi avvantaggiare al meglio della conoscenza derivante dai dati".L'obiettivo è dunque colmare la carenza di una cultura del dato, fabbisogno che ancora accomuna gran parte delle imprese italiane.