Black out e rinnovabili, quando il sole spegne un Paese
Il black out in Spagna, Portogallo, e parte della Francia poteva interessare anche l’Italia? A quale rischio siamo esposti? E quanto ha influito la quota di energia rinnovabile prodotta? Alfonso Damiano, professore di ingegneria elettrica ed elettronica all’Università di Cagliari, ha chiarito ai microfoni di Radiolina la situazione delle reti e dei sistemi di sicurezza. Che cosa significa, come dichiarato dalle autorità spagnole, che il problema si è verificato in due eventi? Prima una «forte oscillazione nel flusso di energia» e poi una «perdita di generazione molto significativa»?
Secondo Damiano «gli impianti fotovoltaici ‘’vedendo’’ la perturbazione sulla rete hanno reagito proteggendosi. Quindi, per evitare che i dispositivi di interfaccia tra impianti e rete potessero essere danneggiati, hanno staccato la produzione. Al calo di potenza non ha seguito un incremento, ma la moltiplicazione dei distacchi. Con un effetto a cascata sulla rete»
C’è allora un ‘’rischio rinnovabili’’? Fotovoltaico in particolare? Damiano chiarisce che «la produzione da rinnovabili deve essere resa disponibile per la rete, passare da continua ad alternata. Servono quindi dispositivi che, termine tecnico, ‘’condizionino la potenza’’. Sono molto sensibili e costosi: quindi, quando ‘’vedono’’ una perturbazione proteggono il loro convertitore e staccano. E’ previsto dalle normative»
La questione centrale è la situazione della rete, che ‘’insegue’’ il suo adeguamento a una velocità molto inferiore rispetto all’accelerazione delle rinnovabili. Damiano ricorda che lo sviluppo della rete nazionale è avvenuto in decenni. «E’ stata progettata per ricevere energia dalle fonti programmabili, ovvero fossili. Ora le dinamiche di immissione dell’energia rinnovabile non sono paragonibili. Un sistema lento, quello che abbiamo, contro la velocità delle rinnovabili. L’effetto è quello abbiamo visto»