Andrea Loreni: io, funambolo, artigiano del disequilibrio

10 luglio 2025 alle 10:10
Milano, 10 lug. (askanews) - C'è un uomo che cammina sull'aria. Non è una metafora. Cammina davvero. Sopra le città, sopra le vallate, sopra di noi. Mentre noi, qui sotto, facciamo fatica a stare in equilibrio... anche con i piedi ben piantati a terra. Lui no. Lui si muove sul filo come se fosse a casa sua. E forse lo è davvero. Perché quello spazio sospeso, dove tutto vacilla... è anche lo spazio in cui tutto è possibile.Andrea Loreni lo chiamano il funambolo. Ma lui si definisce un artigiano del disequilibrio. Non un domatore della paura. Uno che con la paura... ci prende il caffè ogni mattina."Ho sviluppato la capacità di stare nel disequilibrio, nel vivere la situazione critica - dice Andrea Loreni - Sicuramente con un po' di paura perché la situazione critica, la trasformazione, il cambiamento fanno paura, perché ti portano via da una situazione stabile e ben conosciuta. Quindi affrontare una situazione ignota e vuota con questi spazi molto grandi che sono tipici delle mie traversate spaventa perché richiede la capacità di trasformarsi, cioè di assumere ogni momento una nuova forma, la forma richiesta dal disequilibrio, dalla domanda che viene posta dal contesto nuovo. Ogni passo è una nuova domanda che richiede una nuova risposta, cioè una nuova forma. E quindi lasciare andare quello che c'è dietro per accogliere quello che c'è davanti è un po' la mia l'abilità che ho che ho sviluppato". E aggiunge: "Sì, ho paura, sì, sono spaventato, sì, sono anche un essere fragile. Ma in questa paura, nella capacità di fare una cosa, nonostante la paura, c'è anche la possibilità di guadagnare la propria libertà, cioè di realizzare tutto il nostro potenziale".Andrea Loreni è un filosofo che ha smesso di pensare. E ha cominciato a camminare. Anche se sopra l'abisso. Uno che ogni passo lo fa per il passo. Non per arrivare da qualche parte. E solo questo in un tempo ossessionato dagli obiettivi già basta per spiazzare. Ma anche per attrarre. Per farci desiderare, almeno una volta, di camminare senza sapere dove si va... e stare bene lo stesso."Devo dire che dopo le traversate ho dei feedback in cui le persone si identificano molto con quello che faccio - prosegue Loreni - secondo me perché è un gesto in un certo senso molto semplice. Si tratta di camminare da un punto all'altro ed è molto umano perché sono una persona umana, sono un uomo, sono umanità e quindi è facile identificarsi con quello che faccio. Chi ci vede il coraggio di camminare la propria strada, a chi ci vede la capacità di stare e andare avanti nonostante la paura e chi ci vede invece ovviamente per esempio la difficoltà dovuta a equilibrio e disequilibrio che c'è nella vita di tutti noi. Infatti molti mi dicono 'Anch'io sono un funambolo nella vita di tutti i giorni' ed effettivamente devo dire che stare nella vita di tutti i giorni è molto più complicato che stare su un cavo".."Sono assolutamente dell'idea che il gesto inutile abbia un senso - aggiunge - soprattutto perché l'utilità come metro di valore di ciò che facciamo è decisamente sopravvalutata e probabilmente molto sbagliato, secondo me, perché se tu fai una cosa perché è utile a qualcos'altro, stai trascurando il valore di quella cosa, mentre io faccio ogni passo semplicemente per il passo che sto facendo. E se avessi in mente il finale o l'obiettivo sarei portato via dal passo attuale. Molti funamboli - osserva Loreni - cadono negli ultimi metri perché pensano di essere arrivati e dimenticano di essere dove sono, pensano al finale. Invece io cammino perché devo camminare, ogni passo è il passo, non perché devo arrivare dall'altra parte, ma perché la possibilità che ho di arrivare dall'altra parte passa dall'essere presente a quello che faccio e godermi il valore di quello che sto facendo. Non trasferire il valore di quello che faccio in quello che sarà, ma in quello che è".Guardarlo lassù è come vedere la versione più nuda di noi. Quella che non ha più bisogno di alibi. Solo di un passo. Poi un altro. E un altro ancora.