Iglesias.

San Benedetto, il borgo che non vuole sparire 

Albertina Boi: «Mancano i servizi». Aldo Zara: «Un’oasi di pace e tranquillità» 

Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp

Anni fa venne definita la porta di Iglesias verso la montagna. La frazione di San Benedetto sarebbe potuta diventare una perla del turismo con i boschi centenari, lo storico passato minerario e quel fascino un po’ démodé che riporta ai tempi in cui la vita era per tutti meno frenetica. Invece il borgo che oggi conta meno di duecento abitanti, rimane un potenziale inespresso e mai del tutto sfruttato. «Ci troviamo – racconta Albertina Boi, 64 anni e storica residente della frazione – a dover fare i conti con il Comune che a volte, per alcuni aspetti, risulta latitante e con la società Igea che è proprietaria di numerosi immobili e terreni. Capita così che si creino degli iter burocratici tra i due enti i quali vanno a incidere negativamente sul paese».

I problemi

Albertina Boi è stata rappresentante dei comitati di Circoscrizione e di Quartiere, conosce bene i problemi che riguardano San Benedetto: «non pretendiamo molto dall’amministrazione ma chiediamo una maggiore considerazione per quanto riguarda i servizi primari: sfalci delle erbacce, pulizia delle strade e manutenzione di quegli edifici che versano in condizioni precarie». Nel corso degli ultimi anni, la frazione ha perso tutti i servizi: l’ufficio postale, l’ambulatorio medico, il cinema, l’oratorio, il bar del dopolavoro, la tabaccheria.

I residenti

Le campane della chiesa suonano ormai solo una volta alla settimana: per la messa domenicale o per le feste solenni. Eppure chi è rimasto non si arrende e crede che ci siano ancora il tempo e la possibilità di portare il paese ai fasti di una volta, scontrandosi però con la burocrazia. «Qualche tempo fa – racconta Sandro Murgia, 53 anni – ho fatto la richiesta per ottenere in gestione i locali dell’ex dopolavoro (di proprietà Igea) ma la mia domanda non è stata accolta. Su questo argomento si esprime il vicesindaco Francesco Melis: «La questione non riguarda solo San Benedetto ma anche altre frazioni. Con l’Igea, abbiamo instaurato un rapporto di collaborazione affinché determinati beni o terreni vengano affidati ai Comuni o ai privati». In mezzo a tante partenze, c’è anche chi, come Aldo Zara, 72 anni, ha deciso di trasferirsi nella frazione: «Mi sono innamorato di questo posto e una volta in pensione dopo una vita passata a Roma, ho deciso di acquistare una casetta che sto sistemando con sacrifici e di venire a vivere in questa oasi di pace e tranquillità». Cristian Floris, 45 anni, è invece il titolare dell’ultima attività ancora rimasta aperta, la bottega di generi alimentari e ortofrutta. «Ho acquistato il negozio 15 anni fa per crearmi un lavoro ma anche per offrire un servizio ai miei compaesani. Negli ultimi tempi però la situazione è peggiorata e, a malincuore, sarò costretto ad abbassare le serrande a fine anno».

RIPRODUZIONE RISERVATA

Questo contenuto è riservato agli utenti abbonati

Per continuare a leggere abbonati o effettua l'accesso se sei già abbonato.

Accedi agli articoli premium

Sfoglia il quotidiano da tutti i dispositivi

Sei già abbonato?
Sottoscrivi
Sottoscrivi