Migranti

La Corte Ue boccia il modello Albania 

«Ai giudici la valutazione dei Paesi sicuri». Il Governo: i Cpr restano attivi 

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Il sodalizio politico tra Roma e Bruxelles sulla riforma della migrazione non ferma la Corte di giustizia Ue. Nella solennità della Grande Camera di Lussemburgo, il presidente Koen Lenaerts ha aperto la seduta leggendo la sentenza più attesa: quella sul protocollo Italia-Albania. Una pronuncia risuonata come un altolà ai centri di Shengjin e Gjader, dove le autorità italiane trasferiscono i migranti soccorsi nel Mediterraneo e provenienti da Paesi ritenuti sicuri, in attesa di giudizio accelerato sulle loro richieste d'asilo. I togati europei sono netti: un governo può designare un Paese terzo come sicuro tramite decreto legge, ma solo a patto che quella scelta possa essere sottoposta al vaglio di un giudice. E fino al 12 giugno 2026, data di entrata in vigore del nuovo regolamento Ue parte del Patto per la migrazione, nessun Paese può essere considerato sicuro se non garantisce protezione all’intera popolazione.

«Stupore»

La sentenza ha subito suscitato l’ira di Giorgia Meloni che - impegnata a Istanbul nel trilaterale con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il primo ministro libico Abdulhameed Mohammed Dbeibah - ha affidato il proprio stupore a una nota, rilanciata sui social, accusando la Corte di rivendicare «spazi che non le competono» e di consegnare ai giudici nazionali le chiavi non solo dei casi individuali, ma dell’intero capitolo su rimpatri ed espulsioni degli irregolari, prerogativa invece «politica». Parole condivise da Antonio Tajani e da Matteo Salvini, che ha bollato la pronuncia come «dannosa e contro gli italiani».

«Vittimismo»

Dal governo è poi filtrata la rassicurazione che i centri in Albania «continueranno a operare come Cpr, come già accade da alcuni mesi»: a Gjader, infatti, da aprile è operativo un centro che accoglie migranti trattenuti nei Cpr italiani, mentre quello per richiedenti asilo a cui si applicare la procedura accelerata di frontiera - oggetto della sentenza - è oggi inattivo. Intanto il Pd, per voce della segretaria Elly Schlein, è tornato alla carica contro i centri albanesi «inumani» e «illegali», accusando il governo di calpestare «i diritti fondamentali» e d’aver «sperperato 800 milioni» che avrebbero potuto rafforzare la sanità. Altrettando duro il presidente del M5S, Giuseppe Conte, accusa la premier di fare «propaganda vuota e vittimismo strumentale», sottolineando come «la sentenza fosse prevedibile».

Cooperazione

A Istanbul intanto si rafforza il modello che prevede il trattenimento dei migranti nei centri turchi e libici. Meloni, Erdogan e Dabaiba, riferisce Palazzo Chigi, «hanno discusso il rafforzamento della cooperazione» e, «ricordando gli eccellenti risultati raggiunti in questo ambito con la Turchia», Meloni «ha sottolineato l’opportunità di valorizzare le lezioni apprese applicandole anche per il sostegno all’azione del Governo di Unità Nazionale libico in ambito migratorio» e «ha discusso con i suoi interlocutori una serie di linee d’azione per combattere le reti criminali internazionali di trafficanti di esseri umani, migliorare la prevenzione dei movimenti irregolari e sostenere la Libia nella gestione della pressione migratoria cui è sottoposta».

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