I conflitti

Pioggia di droni devasta Kiev L’ira di Trump: sanzionerò Mosca 

Un neonato fra le quattro vittime, colpita la sede del Governo 

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Kiev. Una pioggia di droni su Kiev nel cuore della notte, come mai si era vista dall’inizio dell’offensiva della Russia. Un maxi-attacco che non ha risparmiato bambini, edifici residenziali, istituti scolastici e che, come inquietante novità, ha coinvolto anche la sede del governo ucraino.

Punizione Usa

La notte di sangue voluta da Vladimir Putin pone un nuovo macigno sul dialogo per la pace, già impantanato da giorni. La reazione dell’Occidente non si è fatta attendere. «Putin deride la diplomazia e calpesta il diritto internazionale», ha sottolineato Ursula von der Leyen. «La Russia aumenta la sua ferocia, l’Italia farà la sua parte per una pace giusta», sono state le parole di Giorgia Meloni. Si sono mossi anche gli Usa, con Donald Trump che si è detto pronto a imporre le sanzioni, da tempo minacciate, nei confronti di Mosca. «Faremo crollare l’economia russa», ha avvertito il segretario al Tesoro Scott Bessent.

La città di Zelensky

L’attacco aereo russo, avvenuto ben oltre la mezzanotte di sabato, ha provocato quattro morti - tra i quali un neonato di due mesi e sua madre - e ha colpito in totale 37 località dell’Ucraina. Mosca ha usato 810 droni (tra quelli d’attacco tipo Shahed e i droni-esca) e 13 missili. L’impatto su Kiev è stato pesantissimo. Un fumo nero si è alzato da piazza Maidan, luogo simbolo della capitale. Ad essere colpito è stato anche uno dei principali edifici del governo, quello dove si riunisce il gabinetto dei ministri, situato nel distretto di Pechersk. Secondo il sindaco di Kiev, Vitaly Klitschko, l’edificio potrebbe essere stato colpito da un drone che era stato intercettato dalla difesa antiaerea. «Tutto il nostro team lavora quotidianamente in questo edificio. Fortunatamente, nessuno è rimasto ferito. La barbarie russa non fermerà il lavoro del governo ucraino», ha sottolineato la premier Yulia Svyrydenko recandosi nel pomeriggio all’interno del palazzo costruito negli anni Cinquanta, tra i più alti della città. A Kiev gli edifici residenziali colpiti sono stati dodici, cinque invece gli istituti scolatici. La pioggia di droni russi non ha riguardato solo la capitale. Il maxi-attacco ha coinvolto anche Zaporizhzhia e Kryvyi Rih, città natale di Volodymyr Zelensky. Complessivamente i feriti sono stati 44.

Reazione europea

Il presidente ucraino ha reagito definendo la Russia «criminale» e, dopo una telefonata con Emanuel Macron, ha sottolineato che assieme alla Francia «stiamo preparando nuove misure per rafforzare la nostra difesa». In questo senso, da qui al Consiglio europeo informale di inizio ottobre a Copenaghen, l’Ue preparerà una roadmap che alla preparazione militare del Vecchio continente accompagni un nuovo piano per il sostegno a Kiev. Il potenziamento delle difese aeree ucraine è stato al centro anche di un colloquio telefonico tra l’Alts Rappresentante Ue Kaja Kallas e il ministro degli Esteri di Kiev Andrii Sybiha. Le principali novità, tuttavia, dovrebbero arrivare dal fronte delle sanzioni. A muoversi saranno Stati Uniti e Ue. «Sono pronto ad una seconda fase», nelle sanzioni contro la Russia, ha annunciato Donald Trump, probabilmente indispettito dalla sordità di Vladimir Putin ai suoi sforzi per il dialogo.

Il caso Orban

A Washington è presente un team della Commissione Ue per arrivare ad un maggior coordinamento delle misure, a cominciare da quelle contro l’import di energia russa. L’obiettivo di Bruxelles è da un lato azzerare nel giro di due anni quel 20% di gas e petrolio di Mosca che ancora giunge in Europa e, dall’altro, allargare l’uso degli asset congelati della Russia per dirottarli sul sostegno militare a Kiev e sulla ricostruzione. Nel prossimi giorni la Commissione comincerà a lavorare ad un diciannovesimo pacchetto di sanzioni. Ci sarà, come sempre, da superare i veti di Ungheria e Slovacchia, ma questa volta le resistenze dei sovranisti Viktor Orban e Robert Fico potrebbero incrociare anche l’irritazione del loro principale alleato politico, Donald Trump. E il maxi-attacco su Kiev ha avuto la condanna unanime di tutti i leader europei, da Keir Starmer a Macron. Con un concetto sempre più chiaro alle cancellerie europee: «Putin non vuole la pace, non è serio nei negoziati».

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