Barbagia.

Orani, tre dottoresse: per 3800 pazienti sacrifici e tanta fatica 

Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp

Tre donne e l'impegno costante per tutelare il diritto alla salute delle zone interne, partendo da Orani, culla della cultura e dell'artigiano che lotta contro i disservizi offrendo un’assistenza medica di qualità.ono giornate frenetiche per i medici di base Simona Pittalis (47 anni, di Ottana) e Vanna Fresu (65, di Nuoro). All'accoglienza ai pazienti, si uniscono infiniti ricettari e adempimenti burocratici, con sullo sfondo un paese in controtendenza rispetto alla diffusa carenza di medici: “Abbiamo in carico oltre 3000 pazienti con un impegno che da qui si sposta anche a Oniferi, Sarule, Ottana, Orotelli - raccontano entrambe - la fatica e i sacrifici sono tanti ma non possiamo fermarci, specie in un periodo complesso come questo».

Tutto accade in un territorio dove crescono le patologie tra gli anziani e le fragilità tra i giovanissimi: «Orani è un’isola felice rispetto ad altri paesi rimasti senza colleghi o con gli Ascot che da soli non bastano a sopperire le carenze, avendo un raggio limitato d’azione a pochi giorni di turno e un ambito che si ferma alle sole prescrizioni», sottolineano Pittalis e Fresu. «Non servono particolari miracoli, i pazienti vanno presi in carico a 360 gradi tutti i giorni e supportati non solo nelle cure, ma anche sotto l’aspetto umano, con le visite domiciliari e un’assistenza continua».

L’accento va alle criticità di un sistema sanitario farraginoso: «L’assistenza primaria al paziente andrebbe seriamente ripensata - suggerisce Pittalis - la soluzione non può essere chiedere ai medici in pensione di restare eternamente in servizio. I giovani vanno valorizzati e presi per mano fin dal percorso universitario e sensibilizzati a scegliere la medicina di base. Ma andrebbe migliorato anche il contratto, studiando opportune agevolazioni. E così alleggerita la burocrazia».

Vanna Fresu le fa eco e rilancia: «Darò il mio contributo finché posso e unire le forze con la collega Pittalis ma le istituzioni devono invertire la tendenza. Gli Ascot sono uno strumento limitato e le scuole di specializzazione si stanno rivelando assurde. I giovani che concludono il percorso universitario e amano la medicina di base vanno subito affiancati a dei colleghi esperti e inseriti nei nostri paesi con maggiore facilità». Sentimenti comuni anche alla pediatra Rita Niffoi (66) che assiste oltre 800 piccoli pazienti, non solo di Orani ma anche di altri paesi: «Amo questo lavoro e continuerò a farlo finché potrò perché stare a contatto con i piccoli e le loro famiglie è una gioia immensa. Cerco di andare incontro ai genitori con orari flessibili e il supporto a distanza. L’auspicio resta quello che i giovani che si stanno formando nelle università possano essere in campo».

RIPRODUZIONE RISERVATA

Questo contenuto è riservato agli utenti abbonati

Per continuare a leggere abbonati o effettua l'accesso se sei già abbonato.

Accedi agli articoli premium

Sfoglia il quotidiano da tutti i dispositivi

Sei già abbonato?
Sottoscrivi
Sottoscrivi

COMMENTI