Strade di sangue

Il padre di Omar: «Enrico è un figlio, non ho rancore» 

L’abbraccio tra i due, nessuna azione legale nei confronti del ragazzo alla guida 

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«È come se Enrico fosse mio figlio, potrà venire sempre a casa mia e non deve abbassare gli occhi quando ci incontra. Era l’amico di Omar, era un fratello per lui. Non c’è nessun rancore, nessun risentimento. È successa una tragedia, Enrico resta quello che è sempre stato per mio figlio»: Massimiliano Masia parla con voce ferma, riesce ad essere lucido, consapevole di se, nonostante il dolore che la vita gli ha riservato. Massimiliano la notte tra sabato e domenica era nella squadra dei Vigili del Fuoco che ha cercato inutilmente di salvare la vita del figlio Omar.

Ha soccorso il suo ragazzo nell’auto capovolta, sul greto del torrente sotto il ponte di Baldu. Una prova tremenda per qualsiasi essere umano. Ieri con la moglie Manuela, Massimiliano si è recato a Calangianus, nella casa di Enrico, il giovane che era alla guida della Bmw volata dal ponte di Baldu. Un gesto per nulla scontato, come non è scontata la scelta fatta da Massimiliano Masia in queste ore. Il padre di Omar è netto: «Ho saputo che da ieri stanno circolando notizie che ci riguardano, parole sui social che devo smentire con forza. Noi non abbiamo mai detto, non abbiamo nessuna intenzione di farlo, che ci costituiremo parte civile contro l’amico di Omar. È qualcosa di assolutamente falso, privo di fondamento. Non solo non ci costituiremo in un eventuale processo, ma non faremo nulla contro Enrico. Sono andato a casa del ragazzo, lui era lì e abbiamo parlato. Per stargli vicino, questo è quello che è successo».

Non ci sarà alcuna azione legale da parte nostra contro Enrico. «Abbiamo nominato un legale, l’avvocato Nino Vargiu, che ci assiste per tutti gli adempimenti con la Procura. Ma il mandato non è per agire nei confronti di questo ragazzo che era come un fratello per mio figlio ed è come se facesse parte della mia famiglia».

«Ragazzi, attenzione»

Massimiliano Masia, lo dice anche il suono della sua voce, ha la piena consapevolezza di quanto avvenuto, è a conoscenza di ogni aspetto della tragedia. Parla come padre e come vigile del fuoco: «L’appello a tutti, ai ragazzi, ma anche a noi adulti, è all’autocontrollo quando siamo sulla strada. Non basta il controllo, serve l’autocontrollo. Noi come Vigili del fuoco lo vediamo, non vorremmo che succedesse mai, ma siamo chiamati a intervenire. Serve autocontrollo e lo dico soprattutto agli adulti, dobbiamo stare tutti attenti».

Il Corpo dei Vigili del fuoco, dai vertici nazionali e regionali alle squadre impegnate in tutta Italia, hanno manifestato massima solidarietà a Massimiliano Masia. Il padre di Omar dice: «È vero, noi siamo così, i Vigili del fuoco sono così. Sento la vicinanza di tantissime persone. Anche questo fa parte della nostra professione, essere uniti, solidali, nelle difficoltà, con dignità».

L’ultimo saluto

Oggi a Calangianus, alle 15, Omar Masia sarà salutato per l’ultima volta nella chiesa di Santa Giusta. Il sindaco Fabio Albieri ha proclamato il lutto cittadino in un paese sconvolto: «Siamo uniti nel dolore, Omar resta vivo nei nostri cuori». Il padre del ragazzo dice: «Omar vuole essere ricordato così, sorridente. Pieno di amici e sorridente. Lui era così».

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