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Non è tutto oro ciò che luccica: «Qual è la strategia?» 

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Non è tutto oro quel che luccica. Il centro storico di Selargius è stato oggetto, negli anni, di diversi interventi di recupero. «Ma a cosa serve restaurare gli edifici, se poi li si lascia svuotati di vita, di senso, di visione?», domanda, rivolgendosi alla Giunta di centrodestra in carica, Franco Camba, amministratore di lungo corso e consigliere comunale di opposizione. «Abbiamo un patrimonio che molti ci invidierebbero, eppure continua a essere trattato come un fondale statico, non come il cuore vivo della città. Il compendio culturale formato dal museo Semu, dalla casa del canonico Putzu, dalla casa Cara e dalle ex scuole di via Dante – oggi sede della Polizia Municipale – potrebbe e dovrebbe essere il centro propulsore di un progetto urbano e culturale ambizioso. Ma manca una direzione. Manca un’idea. E soprattutto manca il coraggio di investire in una programmazione stabile, continuativa, capace di coinvolgere davvero la comunità». Ancora: «Non basta restaurare. Bisogna valorizzare. Aprire, animare, connettere. Il centro storico deve tornare a essere vissuto ogni giorno, non solo in occasione dell’Antico Sposalizio Selargino. Servono iniziative, servizi, attività, spazi aperti al pubblico. Serve un piano vero. Serve una politica che scelga finalmente di far vivere Selargius a partire dal suo cuore più autentico.La scelta è tutta politica: lasciare il centro storico nel silenzio, o farne il motore culturale e identitario di un futuro condiviso». È, in fondo, anche il pensiero del sindaco Gigi Concu, che amministra la città al secondo mandato: «È indubbio che, negli anni, le amministrazioni che si sono susseguite abbiano operato sforzi importanti», argomenta il primo cittadino. «Il piazzale della chiesa principale è stato pavimentato, in alcune strade attorno ora ci sono i sampietrini. E poi gli investimenti per il museo di via Dante, ma anche quello per l’Ecomuseo di via Fratelli Bandiera,.per citare il più recente, raccontano di un cambio di passo che, prendendo le mosse dalle gesta dell’Antico sposalizio, può valorizzare una volta per tutte la cultura che la nostra città potrà esprimere nel tempo». Tonino Melis, oggi presidente del Consiglio comunale, è di sicuro tra gli amministratori sardi più longevi. È stato direttore dell’Esit (l’ente turistico sardo poi sciolto) e per due legislature sindaco, professa da sempre un’idea: «Di sostanza, alla fine c’è lo Sposalizio e poco altro», chiosa. «Casa Putzu, nelle idee degli albori, sarebbe dovuta diventare la casa degli sposi, punto di partenza di un percorso che avrebbe dovuto valorizzare il rito tutto l’anno. Ma è stato fatto solo in parte: se vogliamo proporci all’esterno, dobbiamo scommettere sulla nostra identità».

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